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Tu ridi

Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film

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La recensione su Tu ridi

di hallorann
8 stelle

Il titolo del film dei Fratelli Taviani TU RIDI è una frase minima che può avere un significato ilare, drammatico o dubbioso. Allo stesso modo nel film si passa dalla commozione al turbamento, dall’antico al moderno, dalla dimensione reale a quella onirica, dall’opprimente atmosfera della Roma fascista degli anni ’30 agli splendidi paesaggi della Sicilia e citando Gogol “il riso attraverso le lacrime”. Un’opera all’insegna della morte (rappresentata quasi sempre in lontananza) ispirata da un paio di racconti di Luigi Pirandello. Paolo e Vittorio Taviani con il loro stile favolistico, elegante e raffinato affrontano temi non facili e inconsueti per la nostra cinematografia recente, quali la morte, il suicidio, il sequestro di persona, la violenza in tutte le sue forme raccontando tragedie di ieri e oggi senza tracce di speranza e buonismo. Nel primo episodio Antonio Albanese tratteggia con bravura la figura di Felice, un contabile con un passato da baritono di successo caduto in disgrazia, il quale riesce a ridere solo in sogno. La sua infinita tristezza viene momentaneamente rimossa dall’incontro con Nora, una vecchia compagna di scena (la figura più luminosa e positiva del film resa molto bene da una bravissima Sabrina Ferilli). Completano il cast del primo episodio l’impettito fascista Migliori di Luca Zingaretti e lo sfortunato Tobia di Giuseppe Cederna. Nell’episodio DUE SEQUESTRI abbiamo un monte siciliano che fa da sfondo a due sequestri di persona, uno avvenuto cent’anni fa, l’altro ai giorni nostri. Il primo è segnato da arretratezza e ignoranza ma anche da tanta umanità ed è interpretato da un bravo e toccante Turi Ferro, mentre il secondo è segnato dalla tecnologia, da un’apparente bontà che sfocia in crudeltà, dagli occhi azzurri del piccolo sequestrato in contrasto con quelli neri del suo carceriere, un credibile e inquietante Lello Arena.

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