Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Ormai non si sa più dove i due fratelli Taviani vogliano andare a parare. In questo film suddiviso in due episodi completamente slegati tra loro, se non per l'ispirazione pirandelliana, molto più sensibile nel primo segmento, a parte una sapienza tecnica, che i due registi hanno sempre dimostrato e che hanno affinato nel corso degli anni, non c'è niente. Perfino i bravi attori, soprattutto nel primo episodio ("Felice") costretti in "levare", finiscono per perdersi in una storia poco significativa, che accumula carinerie stucchevoli, nonostante la drammaticità dell'insieme. Va un po' meglio nel secondo episodio ("Due sequestri"), soprattutto grazie all'ambientazione rusticana e all'ultima prova del grande Turi Ferro (1921-2001), anche se la parte ambientata ai nostri giorni, chiaramente ispirata al sequestro mafioso del piccolo Giuseppe Di Matteo, è gestita malissimo (Lello Arena, fra l'altro, c'entra come i cavoli a merenda). I Taviani, sostanzialmente, girano un film in chiaro debito d'ispirazione, nonostante il riferimento a uno dei loro numi tutelari come Luigi Pirandello, la cui materia riescono a trasformare in paccottiglia. Insomma: tu ridi, ma c'è davvero poco da ridere. (27 luglio 2007)
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