Regia di Peter Del Monte vedi scheda film
Questo è - mediamente - il lavoro che i cinema italiani proietteranno come 'film impegnato' dieci-quindici anni dopo l'uscita di La ballata dei lavavetri (1998). C'è l'immigrazione selvaggia dall'est verso il Belpaese, c'è l'integrazione impossibile a causa di una miseria che già pervade e trascina in ginocchio l'Italia stessa, con quanto di sbagliato e di illusorio i sogni di gloria e ricchezza (o semplicemente di 'normalità') recano con sè; c'è il razzismo di fondo che l'italiano medio nutre, ma ci sono anche una regia senza troppi fronzoli e un buon cast diretto con insospettabile leggerezza da un autore la cui falla principale è sempre stata, storicamente, proprio la recitazione dei suoi interpreti. Kim Rossi Stuart sta d'altronde maturando, Victor Cavallo è all'apice della fama (e sta per andarsene, prematuramente), l'ucraino Aleksander Mincer e la polacca Agata Buzek sono destinati a ottenere discreta fama a livello internazionale. La sceneggiatura, scritta dal regista e da Sergio Bazzini, e tratta da un romanzo di Edoardo Albinati (Il polacco lavatore di vetri), è valida più nei contenuti che nella forma, ma non va comunque disprezzata neppure nei momenti più traballanti (i surreali incontri notturni dell'ubriaco con Papa Wojtyla); in definitiva - oltre al ruolo quasi 'profetico' all'interno della cinematografia nazionale - La ballata dei lavavetri può senz'altro definirsi uno dei migliori film di Del Monte, che tante belle chance aveva sprecato in passato (ultima solo in ordine cronologico, quella di Compagna di viaggio, con protagonista Michel Piccoli, nel 1996). 6/10.
Gruppo di polacchi in visita al Papa, 1989; alcuni di loro rimangono in Italia come lavavetri (gli uomini) e colf (le donne). Un capofamiglia scompare e i parenti ne cominciano la disperata ricerca.
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