La recensione su Dark City

di Barone Cefalu

7 stelle

Rimasi sorpreso a suo tempo di Dark City, film di cui non avevo assolutamente sentito parlare. Ricordo di esser entrato al cinema senza alcuna aspettativa, ed esser uscito davvero appagato da tutti gli elementi del film, dalla storia nuova ed audace all'ambientazione davvero particolare, alla commistione di generi, dal noir al fantascientifico.

Ho rivisto ieri il film in lingua originale, e devo dire che non è invecchiato benissimo, o meglio ha perso un po' di patina. A parte l'estetica fumettosa di colori ipersaturi tanto cara negli anni '90, che forse perde in confronto all'iperrealismo e alla tecnica delle immagini odierne, c'è da dire che Matrix ha aggiunto una profondità filosofica in più, una serietà nel genere che pur ereditando molto da Dark City e dagli anime di Mamoru Oshii, funge ancora da spartiacque nel genere.

Quel che ho notato, e che non mi ha convito, è che c'è una certa meccanicità nei dialoghi che non ricordavo, gli eventi si dividono in quadri esattamente come un comic, alcune citazioni sono eccessive (gli alieni in parte ripuliti ma tirati fuori dalle creature gotiche orripilanti di Hellraiser). Probabilmente il "dopo Matrix" non ha giovato ad un modo di raccontare che oggi risulterebbe forse ingenuo o più leggero, ma che non toglie l'onore ad Alex Proyas di aver audacemente realizzato un film che per alcuni resterà un cult. L'atmosfera noir probabilmente è un ingrediente ereditato da Blade Runner, le atmosfere gotiche giungono dal precedente The Crow, dello stesso regista, e dai Batman Burtoniani. Restano interessanti gli effetti che sembrano dividersi tra tecniche di modelli animati in stop motion e di computer graphic, elementi che oggi si rimpiangono nell'eccesso di pura e fredda CG. Jennifer Connelly in quel periodo era di una bellezza da togliere il fiato.