Regia di Klaudia Reynicke vedi scheda film
ARTEKINO FESTIVAL 2020
Una trentenne di nome Seconda, vive da anni rinchiusa in casa in quanto affetta da una forma acuta di agorafobia che la affligge al punto da non permetterle contatti col mondo esterno, se non qualche sbirciata furtiva da una finestra antistante una piazza.
La morte improvvisa della madre, e la fuga del padre distrutto dalla situazione, non fanno che acuire il disagio comportamentale della ragazza che si ritrova imprigionata volontariamente tra le mura di casa, e nello stesso tempo attratta da chi cerca, anche per motivi sgraditi, di entrare in contatto con chi ancora abita quell'appartamento tutto messo a soqquadro.
Seconda entrerà in contatto con un bizzarro creditore del padre, ma soprattutto con il giovane Santo, un sottooccupato che tenterà dapprima di derubarla, poi ne verrà soggiogato, imprigionato, attratto ma anche spaventato dai comportamenti bizzarri di quella bella ma folle ragazza.
Comprenderemo anche le ragioni e le responsabilità di chi ha indotto la ragazza, pur senza nessuna cattiveria o secondo fine, verso questo tipo di comportamento intollerante nei confronti del mondo esterno, della folla, delle moltitudini anche solo eventuali o possibili.
Alla sua seconda opera dopo Il nido del 2016, la regista svizzero-peruviana Klaudia Reynicke con questo Love me tender presentato a Locarno 2019 ci fornisce un ritratto profondo, bizzarro ma anche assai incisivo di una personalità controversa in cerca disperata di aiuto, aggrappata sulle proprie paure, ma nello stesso tempo protesa a cercare una comunicazione e una intesa anche e forse ancora di più da chi cerca di approfittarsi di lei, piuttosto che da chi si affanna a tentare di aiutarla.
Alla riuscita del bizzarro e controverso personaggio, contribuisce in gran parte anche la validità dell'attrice scelta per interpretare la protagonista Seconda, caduta sulla giovane interprete Barbara Giordano, davvero brava ad immedesimarsi in un personaggio complesso che non vuole né cerca mai di risultare tenero o gradevole per accattivarsi l'appoggio incondizionato del pubblico, al contrario quasi destabilizzato dal suo modo controverso di reagire nei confronti di chi cerca di farle del bene.
Nel bel finale in mezzo ad un prato, che riprende l'incipit un pò enigmatico, la tormentata protagonista riesce in qualche modo a venire a patti con i freni inibitori che per troppo tempo l'hanno resa una autoreclusa apparentemente senza rimedio.
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