Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
Gran noir/poziesco questo di Fuller, compatto come l'acciaio. Il ritmo è solido e serrato, anche se non frettoloso, e la suspense in alcuni punti è molto alta. La rappresentazione di ambienti e personaggi è molto efficace, a volte impressionante. I primi sono soprattutto i bassifondi e le zone poco raccomandabili attorno al porto di New York, i secondi sono i personaggi che li popolano, poi spie senza scrupoli, e sbirri. Quelli che vi fanno la figura peggiore sono appunto le spie, veri mostri senza cuore, disposti a qualunque turpitudine pur di raggiungere i loro porci scopi. I poliziotti, dal canto loro, non sono affatto delle gran brave persone: vogliono sì arrestare i criminali, ma lo fanno quasi per motivi di rivalsa personali che poco hanno a che fare col bene e la giustizia. Usano anch'essi il ricatto e non di rado la violenza. Il personaggio di Richard Widmark è spietato e violento ma solo fino a un certo punto, o forse solo apparentemente. E' stato reso tale dagli ambienti che frequenta, come per autodifesa, ma non vi si è assimilato. In profondità ha una parte di bontà non trascurabile, capace persino di amare e di savrificarsi. Molto di questo è valido anche per l'ex prostituta scagnozza delle spie, e infatti i due si trovano. Indimenticabile è il ritratto dell'informatrice; è facile immaginare quale sia stato il suo curriculum vitae per giungere ad essere quella che è. Il suo monologo finale, dove dice di essere "stanca di vivere" è intenso e commovente". Per questi reietti il regista mostra non approvazione ma compassione, e vuole dare ad alcuni di loro la possibilità del riscatto. Non così per spie e sbirri.
E' un film a tratti duro e crudele, con una certa dose di violenza, la quale però non è eccessiva e compiaciuta. La pellicola è poi molto pessimista ma non cinica, perché, pur in quel mondo marcio e corrotto, c'è spazio per l'amore e per la forza di tagliare col male. Alcune sequenze memorabili: certi duetti tra Widmark e la Ritter, la sequenza del recupero della bara dalla barca che porta i morti non pianti da nessuno alla fossa comune, l'episodio all'albergo col tizio che si nasconde nel portavivande. Non ricordo di averlo mai visto programmato in TV. I programmatori non trovano spazio per questi capolavori.
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