Regia di Vesela Kazakova, Mina Mileva vedi scheda film
ARTEKINO FESTIVAL 2020
Irina è una trentenne bulgara pluri-laureata, istruita e molto attiva che vive a Londra con il figlio ancora in età infantile, ospitando il fratello Vladimir ancora senza permesso di soggiorno, mentre cerca pure lui di integrarsi nel mondo lavorativo britannico.
Irina ha saputo lavorare sodo, risparmiare sino a potersi acquistare un appartamento in un grande palazzo periferico, abitato per lo più da inglesi della classe operaia in affitto, o disoccupati percettori di sussidio.
Quando l'amministratore di condominio informa la donna che saranno necessari lavori di profonda ristrutturazione, e che costoro saranno a carico dei soli proprietari degli immobili, lasciando esenti gli inquilini, la donna scopre di dover spendere una cifra esorbitante, circostanza che acuirà il suo disprezzo per quelli che considera dei parassiti nullafacenti, che pure la trattano come una immigrata intrusa e ruba-lavoro.
Il ritrovamento di un bel gatto rosso, che la donna decide di tenere in casa per accontentare suo figlio, si scoprirà in seguito appartenere ad una famiglia di inquilini con gravi problemi economici, ma fermamente protesi a riprendersi l'animale, che, nella confusione deciderà di nascondersi in un cunicolo del muro, rendendosi imprendibile per chiunque, e scaldando i già precari rapporti di vicinato.
La presenza/assenza dell'animale, farà da elemento cardine per aizzare il contrasto che diventerà quasi una lotta di classe, una presa di posizione e una forma di orgogliosa rivendicazione ognuno dei propri diritti di nativo del posto da una parte, e di cittadino laborioso che si è saputo meritare una cittadinanza spesso burocraticamente difficile da ottenere.
Una lotta tra poveri dinanzi ad un paese diviso tra la prospettiva della Brexit ormai imminente, e un proletariato sempre più succube dei divergenti interessi della classe sociale al vertice, interessata con metodi sempre più intransigenti a far valere i loro egoistici interessi a scapito dei più deboli, sottoposti a trattamento coercitivi che li vedono soccombere ogni volta, senza che una legge o un diritto costituzionale possa in qualche modo proteggerli da troppe evidenti angherie.
Opera a quattro mani di due documentariste già piuttosto note, Mina Mileva e Vesela Kazakova, Cat in the wall è un film di impegno civico-sociale di chiaro stampo “loachano”, che si concentra tuttavia sulla lotta tra poveri che non fa che distogliere l'attenzione dal vero problema, quello che, al contrario, dovrebbe accomunare lo strato sociale più basso, sia di nativi che di immigrati, impegnandoli senza distrazione alla salvaguardia dei propri diritti vilipesi e messi seriamente in discussione.
La vicenda si premura di descrivere, con una valida ed incisiva narrazione, una condizione di vita ove le minacce più insidiose, ovvero quelle che provengono dai ceti alti avidi e prepotenti, sono soffocate e messe da parte da problematiche più imminenti e spicciole, derivanti da una vita di quartiere che diventa impossibile, tra minacce nei parchi sottostanti i grandi palazzi che accolgono le varie umanità in qualche modo accomunate da una emarginazione ormai diffusa, e dove basta uno splendido gatto rosso conteso per aizzare gli animi, distogliendo gli interessati dai veri problemi che li assillano, per impegnarli in una lotta tra poveri inutile e sfiancante, la cui futulità diviene palese solo quando ormai è troppo tardi per concentrarsi sulle vere problematiche in corso.
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