72. LOCARNO. Cineasti del presente.
Fin dalle prime inquadrature i colori slavati, la natura, le facce tuttto risente di un'eleganza naturale e libera, proprio come il tema che vuole convogliare, quasi per contrappasso:
la mancanza di libertà.Girato negli interni dell'affascinante struttura alberghiera Rosmini di Domodossola, Luca Tufano, un quattordicenne timido e dall'animo selvaggio, impara l’arte del servire. E subito la mette da parte, non conformandosi del tutto al sistema.
Ribelle e ordinario, indomito e conformista, il protagonista non registra tutti i passaggi necessari all'obbedienza e alla disciplina in un totalitario risentimento verso lo sfruttamento dell'adolescenza e l'ibernazione delle sue fasi di libertà e crescita, sia interiore che esteriore.
Luca non ci sta. Sembra infelice, o assente, come un animale di quelli che lui ama tanto, però tenuto in gabbia. Imprigionato e non capito si chiude sempre più in se stesso, rimanendo senza relazioni vere nè con i compagni, nè con gli insegnanti. Egli che proviene da un villaggio di montagna tra le Alpi, è cresciuto andando a caccia, stando a contatto con la natura, badando al bestiame di famiglia e andando in giro nei boschi, in un totale senso di empatia con la vita all'aperto. Cionostante la famiglia lo spinge a iscriversi all'istituto affinchè possa imparare il più rapidamente possibile il mestiere e il suo carattere ne risulti forgiato. L'apprendistato porterà il giovane a fare i conti con se stesso e con ciò che dovrà realizzare nella vita: anche a capire quanto dovrà sacrificare della propria libertà e adolescenza per lavorare al servizio dei clienti.
Nel film si contribuisce a tornare a quel reale del qui ed ora che negli anni si è smarrito, forse più caro alle generazioni precedenti, a scapito di vite vissute in cuffia, in monitors, in i-tunes. Paradossalmente rifarsi il letto o pulirsi il bagno sono cose utili per creare anime forgiate e favorire un ordine mentale, un'energia che parte dal basso per costruire, che sembra essere sparita oggi. Anche in questo è un film autentico e vero. Soprattutto reale.
Il ruolo della musica e dei suoni, grazie a Chiara Lee e Freddie Murphie, tra cui molti tamburi, spezzati da tintinnii acidi e martellanti, è fondamentale ed estremamente elegante nel convogliare potenza, tribalità, ritualità della
routine e delle celebrazioni quotidiane, fisiche e gestuali, spesso inavvertitamente ossessivo-complusive, ripetetitive, ritmiche che accompagnano la vita di camerieri,
maître e
somelier come fossero riti iniziatici. Anche questa - scelta azzeccatissima e sorprendente.
Il film è utile ai giovani a capirsi. Utile agli adulti per aiutare i giovani a capirsi.
Da vedere, obbligatorio, in tutte le scuole.
Anche il titolo
The young observant più in inglese, che in italiano, è dicotomico e convoglia tutto il mistero che poi ritroviamo nel quattordicenne e nel film.
Observant significa infatti da un lato colui che scruta, che guarda, che impara come è giusto che Luca faccia a scuola. Dall'altro invece il praticante, l'osservante è un seguace quasi religioso, dello zelo, dell'ordine, della disciplina che quel tipo di lavoro convoglia. La parola implica anche qualcosa di mistico e misterioso che il protagonista, sia come attore che come persona, di sicuro trasmette appieno.
Piccola informale intervista di fronte a un bicchier d'acqua gasata a Davide Maldi e Micol Roubini regista lui, artista e sceneggiatrice lei, oltre che compagna nella vita.GSS: bravi, bellissimo film. Quando si dice che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna ... allora è vero Micol? Tu come artista di installazioni in cosa hai contribuito? Alla scrittura, alla grafica?Prima cosa la locandina mi ha colpito ed è veramente bellissima. Esprime quasi una doppia anima del protagonista, il suo doppio sentire, una sorta di scollamento da se stesso. Qui a Locarno Lanthimos ha presentato il suo corto NIMIC che come sempre ha delle locandine spaziali. Ecco la vostra sembra bella come le sue, un'opera d'arte fin da subito.NR: beh grazie, in realtà l'idea è di Davide e io l'ho aiutato a scrivere, a scegliere le
location, è un processo lungo, durato quasi tre anni in cui sono stata ferma dal mio lavoro di artista per seguire il cinema. Si la locandina e tutto il resto è stato fatto con molta cura. Il nostro grafico ha collaborato proprio col grafico di Lanthimos, quindi sì .. sono vicini nel modo di vedere e veicolare le cose.
GSS: come è avvenuto il casting e come è stata fatta la scelta sul meraviglioso viso di Tufano, che peraltro sembra te da piccolo? DM: ho girato diversi spazi e scuole fino a che ho trovato quella di Domodossola. Tra i tanti ragazzi visti Luca mi ha colpito subito. All'epoca aveva dodici anni, era piccolo ma molto particolare. Egli è naturale, è se stesso; diciamo che anche se ci è voluta pazienza dovuta alla sua introversione e timidezza, siamo entrati fin da subito, in un'ottima empatia. Ed entrambi abbiamo i capelli rossi.
GSS: ma segue un copione o improvvisa? E' difficile capirlo! Un'anima complicata.
DM: Lui è proprio così. Siamo entrati in una buona relazione e si è sentito a suo agio, libero di essere se stesso fino in fondo. Io l'ho solo indirizzato, ma fa lui il resto.
GSS: Dicci qualcosa di questo duo di artisti che vi ha prodotto un soundtrack così particolare e originale. Si può ancora chiamare Musica? DM: sono degli artisti, dei
performer che lavorano con noi, ma anche molto per conto proprio. Devo dire che sono davvero bravissimi a capire cosa volevamo e a produrlo efficacemente.
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