Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Un ricco imprenditore perde moglie e figlia in un rapimento e non riesce a metabolizzare il senso di colpa per non aver pagato il riscatto. È la versione ipertrofica della seconda parte de La donna che visse due volte (con tanto di colonna sonora firmata da Herrmann): l'ossessione necrofilica per un corpo perduto di cui ci si sente responsabili, lo scivolamento inesorabile nella paranoia, l'attaccamento morboso verso il rimpiazzo femminile. Con forti richiami anche a Marnie sia nei contenuti (il genitore afflitto dai fantasmi del passato) che nella messa in scena (Geneviève Bujold che si vede "piccola" fra gli adulti mi ha ricordato Tippi Hedren che parla con voce da bambina). La vicenda ha una credibilità pressoché inesistente ed un colpo di scena prevedibile già nei primi venti minuti (a sensazione non avrei associato la sceneggiatura a Paul Schrader), ma la messa in scena di De Palma tiene in piedi la baracca con due o tre momenti memorabili (in primis padre e figlia che si corrono incontro). Ciò che forse colpisce di più però è vedere John Lithgow e Cliff Robertson camminare per la Firenze degli anni '70.
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