Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Diamo a Tinto quel che è di Tinto: "La chiave" resta uno dei suoi film più accettabili in un catalogo che dagli anni 80 in poi è andato degenerando in pellicole sempre più vuote e ripetitive. Qui il regista si risolleva dal disastro di "Caligola" che però non può neppure essere considerato un film suo perché montato dal produttore Bob Guccione che lo riempi' di scene pornografiche che Brass non avrebbe voluto inserire; "La chiave" si mantiene tuttavia nei limiti di un soft-core senza mai sconfinare in zona hard. La trama rielabora un romanzo del giapponese Tanizaki con intuizioni narrative non sempre brillanti e la scelta di ambientarlo durante il Fascismo non mi sembra che aggiunga chissà quali prospettive alla storia. Il tema della repressione sessuale e del voyeurismo non sempre è affrontato con il dovuto rigore (la scena della pipi' nella calle è una delle più banali), ma l'approccio ludico e giocoso di altri momenti rende la rappresentazione del sesso e dell'erotismo tutto sommato esuberante e vitale. Un film del genere è girato apposta per mostrare la star di turno che mostra tette e culo e si sbizzarrisce a letto, ma non ha senso addebitarglielo come un difetto se il film garantisce comunque quasi due ore di spettacolo in termini abbastanza leggiadri, fortemente aiutato dalla fotografia di Silvano Ippoliti che riprende la Laguna con colori ammalianti e gioca con gli specchi e i riflessi come in altri film di Brass. Molto gradevole anche la colonna sonora di Ennio Morricone che esalta il languore di certi momenti e si aggiunge ad una confezione comunque curata. Nel cast si apprezza il coraggio della Sandrelli nel voler rinnovare la sua immagine con un'interpretazione inaspettata, Frank Finlay rende bene la sgradevolezza del suo personaggio mentre i due giovani sembrano meno convinti nei rispettivi ruoli. Non mi sento di negargli una sufficienza ma è bene chiarire che resta un'operazione commerciale i cui meriti sono più di forma che di sostanza.
Voto 6/10
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