Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Uno dei migliori film di Brass, eccezionale regista in grado di varcare ben quarant'anni fa, con talento e padronanza del mezzo cinematografico, angusti limiti (finto) morali, patetici e ipocriti atteggiamenti umani, arcaici assiomi maschilisti che prefigurano il matrimonio come una vera e propria prigione dell'anima, prima ancora che del corpo.
Venezia, 1940. Dopo vent'anni di matrimonio, Nino (Frank Finlay) intende manifestare il suo pensiero sul comportamento sessuale, inusualmente contenuto, tenuto dalla morigerata, e più giovane, moglie Teresa (Stefania Sandrelli). Decide quindi di trascrivere alcune riflessioni su un diario custodito in un cassetto, del quale lascia in bella vista la chiave. Quando Teresa lo scopre, a sua volta trascrive su un altro diario le sue fantasie erotiche, stimolate non troppo velatamente dallo stesso marito che lentamente la spinge tra le braccia di Leaszlo (Franco Branciaroli), il fidanzato ungherese della figlia Lisa (Barbara Cupisti). Tormentato dal senso di gelosia, che però cresce in maniera proporzionale alla sua stessa libido, Nino non può più arrestarsi: Teresa ha lasciato alle spalle ogni parvenza di buon comportamento coniugale, manifestando un comportamento lussurioso che la rende gioiosamente complice di un tradimento pilotato e voluto dallo stesso coniuge.
"Sapevo, Nino, dei coiti a rischio: non mi sento in colpa per questo. Ho esaudito il tuo progetto, complice solidale, fedelmente infedele."
(Teresa)
Potente e suggestivo apologo sull'amore di coppia, quando questo tende a degenerare, inevitabilmente, nella noia e nella routine quotidiana. Ambientato, non per caso, nel tetro periodo fascista, che vede l'Italia sprofondare nel delirio della guerra. Brass scrive una brillante sceneggiatura - ispirato dalla novella Kagi di Jun'ichirô Tanizaki -, quindi dirige un film emblematico, passato alla storia del cinema per la sua ineguagliabile forza motrice: non solo sessuale, ma forse ancor più drammatica, come dimostra un finale che vede Eros cedere il passo a Thanatos.
La storia, ad una visione superficiale, appare semplice, focalizzata principalmente sulla disgregazione di una famiglia borghese. Ma in realtà Brass non rinuncia ad allargare il tiro, sino a mettere in scena i suoi (e i nostri) fantasmi personali, arrivando addirittura a partecipare in un brevissimo ruolo d'attore, vestendo (caricaturali) panni di un prete che pronuncia inquietanti frasi in latino ("Non licet uxori delectari de copula aliena cogitata ut se excitet ad coitum cum marito"). In un momento storico declinante, tipo quello italiano di inizio anni Quaranta, durante il quale le masse seguono ciecamente le isterie di un leader politico irrazionale, espansionista, colonialista, razzista, limitante della propria e altrui libertà, una famiglia borghese vive con sofferta, ma partecipata ed istintiva volontà, una rivoluzione interna: cadono le barriere della morale e dell'etica, si frantumano i tradizionali ruoli coniugali e, per paradosso, il miglior esempio di fedeltà, da parte della moglie, arriva a coincidere con l'adulterio. Un adulterio al quadrato, visto che l'amante è il giovane fidanzato della figlia. Profondamente femminista, idealista e proiettato al futuro, Brass compone un film perfetto, magnificato dalla presenza di un'attrice bellissima, pur se non più giovanissima, in grado di immedesimarsi con profondità d'animo e con sentimento nel delicato e difficilissimo ruolo. Girato nella più bella città italiana, con l'apporto del valido cineoperatore Silvano Ippoliti e con il contributo di Ennio Morricone alle musiche, La chiave resta forse il titolo più importante nella filmografia dell'autore, realizzato in un momento di massima ispirazione e di culminante formazione artistica.
Stefania Sandrelli [1]
"La viareggina Stefania viene scoperta da Luciano Salce che la fa esordire accanto a Tognazzi e Agus in Il federale (1961). La notorietà arriva grazie al capolavoro di Germi, Divorzio all'italiana. Sempre diretta dal regista genovese, interpreta uno dei film più intonati al suo eclettico e adorabile vitalismo, Sedotta e abbandonata (1963). Antonio Pietrangeli le offre l'opportunità di impersonare lo struggente personaggio di una ragazza votata all'insuccesso in Io la conoscevo bene (1965). Negli anni Settanta a Germi (per il quale recita anche in L'immorale, 1967, e Alfredo, Alfredo, 1972), si alterna un nume tutelare più problematico e sofisticato come Bernardo Bertolucci (Partner, 1968, Il conformista, 1970, Novecento, 1976). Per Monicelli è l'affascinante strega al seguito di Brancaleone alle crociate, per Comencini la povera vittima di un Delitto d'amore, ma anche la coinquilina sexy e svampita intrappolata in ascensore con Monsignor Alberto Sordi nell'esilarante film a episodi Quelle strane occasioni. Nel 1983, grazie a La chiave di Brass, fa esplodere in modo voyeuristico tutta la carica del suo opulento sex appeal. Una propensione che, nonostante le sospettose riserve della critica, è ribadita nei successivi e approssimativi Desideria, La disubbidienza, Una donna allo specchio, L'attenzione e nelle carnali pantomime firmate da uno 'specialista' come Bigas Luna (Prosciutto prosciutto, Volavérunt). Fra le più recenti apparizioni è perfettamente cesellato il difficile ruolo della madre in crisi di L'ultimo bacio di Muccino. La sua nutrita e prestigiosa carriera viene consacrata dal Leone d'oro alla carriera nel 2005 e dal Nastro d'argento onorario nel 2006."
Tinto Brass su Stefania Sandrelli [2]
"È una donna trasgressiva per natura. Mi ricordo che una volta ha dichiarato: 'Sono felice di sapere che il mio culo non è quello di un'altra. È il mio!'. È stata di una disponibilità totale. Non ha mai rifiutato di girare una scena. Neanche quella in cui la riprendo alla luce di un flash, una luce da chirurgo, come quella che si usa per le autopsie. Volevo entrare nella sua carne. Quella luce del resto non le fa torto. Sì, forse una volta o due s'intravvede un po' di cellulite. Ma queste imperfezioni conferiscono più verità al personaggio: lei non è una semplice pin-up. Poi è innanzitutto una grande, meravigliosa attrice, prima di me e indipendentemente da me, oltre che bellissima, di una bellezza rinascimentale, morbida, infantile, vicina ai quaranta come una ragazzina. Inoltre era donna, e immagino lo sia tuttora, di grande sensualità. Io ho colto questa sua valenza sessuale molto forte e l'ho tirata fuori, l'ho esibita. Lei ha dato un apporto notevole al personaggio di Teresa ne La chiave, a differenza di quasi tutte le altre, che sono più costruzioni mie, più manipolate, e che forse non avevano quella gran sensualità..."
Tinto Brass su La chiave [3]
"La scelta di un'attrice matura, mi consentiva di indagare ulteriormente il tema dell'amore visto come passione totalizzante, tipico della démon de midi, una fase di trapasso per la donna come alla fine della guerra ci fu il trapasso dal fascismo alla democrazia!"
"Dalla Chiave in poi ho rinnegato quello che avevo tanto amato. 'Byron Baudelaire, D'Annunzio, dove siete?', reclamava Frank Finlay baciando le splendide natiche di Stefania Sandrelli. 'Tiziano, Giorgione, Veronese e, anche tu Klimt, mi avete mai dato questa carne che m'incendia il cazzo?"
Mi intendo quanto basta di sensazioni erotiche, emozioni lussuriose, erezioni falliche e lubrificazione vaginali. Grazie ai film con i quali ho scandagliato l'universo erotico, ho acquisito occhio e mano, allenati a scoprire il noumeno che si cela nel fenomeno. E il noumeno delle mie opere dedicate all'erotismo è il desiderio. Dono e prerogativa dell'amore, della bellezza, della verità e della gioia di vivere. Significanti del significato che mi sta a cuore esprimere. Per una felicità di linguaggio che è espressione della mia felicità di trattare liberamente temi a lungo considerati tabù dai corifei della dignità. Da una cultura che vorrebbe ancora repressi gli impulsi sessuali e condannate alla clandestinità le manifestazioni di tutto ciò che piscia, caga, sborra e gode."
Citazioni
"Quel tuo maledetto ritegno, che ti fa sentire addosso gli occhi scandalizzati della gente anche quando sei a letto con me. Se non riesco a soddisfarti, come vorrei e potrei, è colpa tua. Perché lo so, Teresa, che ti piace: che sotto il tuo pudore posticcio sei più troia di ... (inintelleggibile)".
(Dalla prima pagina del diario di Nino)
"La vita xe un lampo, e il culo uno stampo."
(Variazione, con rima aggiunta, di un celebre proverbio veneto: "Magna e bevi che la vita xe un lampo", fatta pronunciare alla governante di casa Rolfe)
"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori..."
(Benito Mussolini, 10 giugno 1940)
Critica
"Con La chiave (1983), interpretato dall'attore inglese Frank Finley e da una caldissima Stefania Sandrelli, di cui Brass riscopre la bellezza morbida e rinascimentale, inizia una nuova dimensione del cinema brassiano, all'insegna di un erotismo vitale e gioioso e, al tempo stesso, libero e trasgressivo, componenti queste sempre presenti all'interno della filmografia di Brass. Si tratta di una vera e propria esplosione di erotismo che, da questo momento, caratterizzerà tutte le sue successive pellicole. Il regista promuove il sesso a vero protagonista, che non viene più considerato solo come uno strumento. Ispirandosi al romanzo di Tanizaki, ma trasferendolo nella Venezia del periodo fascista, Brass crea un film dove ogni aspetto è carnale e sessuale: la macchina da presa, con i suoi movimenti, diviene essa stessa corposamente sensuale. Gli ambienti, dove le riprese di giochi e di specchi sanno sprigionare una carica erotica di incredibile perfezione e i corpi, soprattutto quello della Sandrelli, vengono esplorati e accarezzati con un voyeurismo filmico di grande ispirazione. (...) Brass descrive una storia d'amore dove marito e moglie si abbandonano completamente alla gioia della carne e alla felicità sessuale, ma anche al piacere del tutto cerebrale di creare tra loro una sottile gelosia, deliziosamente crudele, allo scopo di accrescere sempre più il desiderio. È, questa, un'argomentazione su cui il regista veneziano tornerà più volte durante la sua filmografia (da Miranda a Monella, pur con le dovute variazioni sul tema) e che costituisce uno dei motivi ricorrenti del suo modo di intendere l'erotismo e la sensualità. (...) La chiave è non solo un capolavoro di Tinto Brass, ma uno dei migliori film erotici in assoluto nella storia del cinema: lo stile inventivo del regista, le immagini di alta sensualità, i carnali movimenti della macchina da presa, l'atmosfera suggestiva, gli interpreti perfetti, fanno del film un'opera realmente indimenticabile."
(Antonio Tentori) [4]
"La chiave è un film tratto liberamente dal celebre romanzo omonimo di Tanizaki, che Brass adatta al suo modo di intendere il cinema e l'erotismo, realizzando così un'opera del tutto personale. Così, il Giappone del romanzo diviene qui la Venezia dell'epoca fascista, mentre l'ossessione feticistica dell'anziano protagonista per i piedi femminili si trasforma nell'adorazione per il fondoschiena della sua compagna. Nel caso specifico è quello della morbida e sensuale Stefania Sandrelli, che proprio con questo film avrà un incredibile e inatteso rilancio; questo la porterà prima ad interpretare alcuni erotici soft del periodo e, quindi, le opere di giovani autori del cosiddetto nuovo cinema italiano. (...) Laddove i film porno si esauriscono in se stessi, mancando il più delle volte proprio di stimoli eroticamente efficaci, i film erotici di Brass sanno, al contrario, colpire in pieno l'immaginario collettivo."
(Antonio Bruschini e Antonio Tentori) [5]
"La chiave segna l'inizio di una nuova era per Tinto Brass, ma è anche la spinta per rivitalizzare una specializzazione importante del cinema italiano come la commedia erotica. La pellicola viene preceduta da un incredibile bombardamento mediatico, soprattutto a mezzo stampa, perché ancora la televisione non ha raggiunto livelli di potere assoluto. Le riviste per adolescenti come Gin Fizz e Blitz fanno a gara per pubblicare immagini rubate dal set dove la Sandrelli appare in seducenti e imprevisti nudi integrali. Riviste come L'Espresso e Panorama dedicano copertine e servizi speciali, mentre quotidiani importanti come Repubblica e Corriere della Sera confezionano intere sezioni a base di interviste e commenti. Per non parlare dei giornali popolari che vanno a nozze con la notizia di una Sandrelli mai così nuda e seducente, presa d'assalto da fotografi e giornalisti, ma soprattutto lanciata verso una nuova fase della sua carriera. Domenica In, condotta da Pippo Baudo, intervista una per niente imbarazzata Stefania Sandrelli che difende a spada tratta il film e giustifica le sequenze erotiche come funzionali alla storia. L'attrice viareggina ha perfettamente ragione. La chiave resta nelle maglie del cinema normale ma spinge la macchina da presa in luoghi che sino a quel momento non era consentito esplorare. Stefania Sandrelli è la chiave (perdonate il gioco di parole) del successo di un film che Tinto Brass costruisce attorno a un corpo da splendida trentasettenne, che nello stesso anno finisce anche per interpretare Vacanze di Natale di Carlo Vanzina."
(Gordiano Lupi) [6]
"Del romanzo (1956) di Junichiro Tanizaki, già portato sullo schermo da Kon Ichikawa, Tinto Brass ha conservato l'impianto (la morbosa e funesta passione di un anziano per la moglie più giovane), la struttura a quartetto (marito, moglie, figlia e il di lei ganzo), la trovata centrale (i diari che marito e moglie scrivono, consapevoli che l'altro leggerà), il motivo della gelosia come corroborante erotico, trasferendo l'azione a Venezia all'inizio del 1940. Con dolosa premeditazione il regista ha ingaglioffito storia e personaggi, non intendendo che, trascinandoli nel grottesco, li svuota. I due giovani recitano ignominiosamente; pur con la voce inadatta di Paolo Bonacelli, Finlay se la cava, mentre, quando non deretaneggia e sta zitta, Stefania Sandrelli ha qualche momento intenso."
(Il Morandini)
"Dopo le valli di Senso, nessuno aveva mai camminato così intensamente per le calli di Venezia: non è più il Giappone di Tanizaki, ma la trasposizione mantiene la sua forza di suggestione, grazie all'equilibrio dell'ambientazione fascista, completa di nevrosi repressive socio-erotiche."
(Maurizio Porro)
Nota sulla versione visionata
Privata di oltre 25 minuti di tempo, la massacrata copia disponibile in streaming su Amazon Prime Video soffre di incalcolabili tagli che inficiano, in alcuni momenti, il senso stesso dell'opera. A distanza di quarant'anni, la libertà di espressione, paradossalmente non per limitazioni censorie, sembra aver fatto passi indietro anziché avanti. Che senso ha, al giorno d'oggi, proporre un film privandolo dei suoi contenuti più rilevanti? Meglio, piuttosto, lasciare il potenziale spettatore libero di orientarsi in altre direzioni, ad esempio verso la sontuosa edizione "Raro Video", rigorosamente integrale.
Visto censura [7]
Il 23 settembre 1983, con v.c. n. 79179, La chiave ottiene via libera alla distribuzione nelle sale cinematografiche, con divieto ai minori di anni 18, solo dopo che la distribuzione ha accettato di effettuare un paio di brevi tagli:
1) scena ambientata nella stanza blu della locanda: taglio della sequenza relativa alla protagonista che con la mano accarezza il fallo dell'uomo (metri 2,20);
2) alleggerimento scene con l'uomo chino davanti alla donna (protagonista), sdraiata sul letto con la testa dell'uomo stesso fra le gambe, nella stanza blu della locanda (metri 4,70).
Metri di pellicola accertati: 3300 (pari a 120'20" in proiezione cinematografica).
Attenzione invece alle copie contrassegnate con nulla osta n. 85825, rilasciato in seconda battuta, l'8 novembre 1990, per una nuova distribuzione home video, con divieto ai minori di anni 14. In questa occasione i metri di pellicola si riducono a 2607 (con tagli corrispondenti a 415 metri), limitando la durata del film a "soli" 90 minuti in PAL.
NOTE
[1] Letteralmente dal "Dizionario del cinema erotico", a cura di Valerio Caprara (Electa, Accademia dell'immagine), pag. 93.
[2] "Tinto Brass - Il senso dei sensi" (Falsopiano), pag. 133 - 135.
[3] "Tinto Brass - Una passione libera in forma di autobiografia" (Marsilio editore), pag. 213 - 218.
[4] "Tinto Brass - Il senso dei sensi" (Falsopiano), pag. 25 - 87 - 89.
[5] "Malizie perverse - Il cinema erotico italiano" (Granata), pag. 187 -188.
[6] "Tinto Brass - Il poeta dell'erotismo" (Profondo rosso edizioni), pag. 93 - 94.
[7] Dal sito "Italia Taglia".
"Privilegiando gli atti di 'erotismo' su quelli di 'eroismo' il pubblico - come i protagonisti dei miei film - non si sente più in colpa a preferire i primi ai secondi, anzi se ne sente gratificato."
(Tinto Brass)
La chiave (Tinto Brass, 1983) - Clip
F.P. 13/02/2023 - Versione visionata in lingua italiana su Amazon Prime Video (durata: 85'13")
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