Regia di Dino Risi, Luigi Filippo D'Amico, Franco Rossi vedi scheda film
Manfredi vigliacco e bugiardo, Tognazzi fissato sulla propria reputazione, e Sordi geniale e perspicace, ma cieco quanto suo difetto maggiore.
È discontinuo ed eterogeneo, come lo sono tutti i film a episodi di registi diversi.
Più precisamente abbiamo un buon primo episodio, diretto da Dino Risi, che vede impegnato un bravo Nino Manfredi. Anche la sceneggiatura e i dialoghi qui funzionano bene. Infatti, on l'aiuto degli interpreti, dipingono in poco tempo dei personaggi interessanti e realistici e uno scorbutico triangolo sentimentale. Il personaggio di Nino Manfredi è un uomo “piccolo”, ipocrita e bugiardo, che mente continuamente a seconda di chi ha davanti, e nasconde i suoi veri sentimenti. Il risultato di questo atteggiamento è però un profluvio di bugie e di ipocrisia. Inoltre, manca di qualunque coraggio e fermezza, fatto che gli provoca il disprezzo della ragazza che ama. Il paradosso è che finisce usare mille cautele con il rivale sbruffone e arrogante, mentre non si accorge che offende in modo irreparabile la ragazza. E la scena finale, con il cancello che si chiuse, è proprio una buona trova registica.
Dino Risi si conferma regista con polso, precisione e senso del ritmo.
Il secondo episodio è quello meno riuscito. Tognazzi è un attore che mi piace molto, tranne però quando fa il patetico. E qui lo fa, come in alcune altre occasioni (Casotto, ad esempio). E Franco Rossi non è mai stato un bravo regista, anche se ha sempre lavorato.
Galleggia, invece, l'ultimo episodio con Sordi. L'idea è buona, l'attore bravo, ma manca di qualcosa per essere veramente bello. Mi è piaciuta soprattutto il tema dell'incapacità di dire alle persone che un loro difetto fisico le rende inadatte ad un lavoro. Anche se è pacifico per tutti che sia così.
Per fortuna, la moda dei film a episodi è passata.
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