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I complessi

Regia di Dino Risi, Luigi Filippo D'Amico, Franco Rossi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I complessi

di kotrab
6 stelle

Nella stagione delle decine di film a episodi della commedia all'italiana, bisogna dire che questo I complessi è uno dei migliori. La materia è naturalmente leggera leggera nello svolgimento, ma il pregio sta proprio nel fatto che la scorrevolezza è genuina e non arriva ad una superficialità noiosa, nonostante qualche piccola pecca.
Va detto subito che paradossalmente l'episodio meno accattivante, ma comunque simpatico e con una utile morale di fondo, è quello del regista più importante tra i tre coinvolti, ossia D. Risi per Una giornata decisiva, in cui un ottimo Nino Manfredi (come tutti e tre i mattatori del film) caratterizza il tipico uomo troppo timido e insicuro che non riesce a realizzare le proprie aspirazioni, non riuscendo a imporsi nelle decisioni e non potendo esternare il proprio pensiero, ritrovandosi naturalmente gabbato.
Più interessanti invece il secondo e il terzo episodio. F. Rossi, una delle colonne della televisione dei tempi d'oro, pur avendo avuto un po' meno fortuna al cinema (sempre però con un abile e onesto artigianato), dirige Il complesso della schiava nubiana con il grande Tognazzi che veste i panni (e gli occhiali spessi) di un deputato attento solo alla reputazione, ad una facciata perbenista di fronte all'opinione pubblica. Un soggetto ancora attuale, trattato col sorriso sulle labbra e senza particolari sfumature, che nondimeno fa riflettere sulle ipocrisie dei falsi pudori nella ricerca ossessiva delle scene scandalose di un film scollacciato, e quindi vietato ai minori, cui aveva partecipato la moglie in una particina. L'episodio si segnala anche per una ironica e non certo aggressiva "sferzata" alla censura, che comunque ne mette in ridicolo le caratteristiche, e per la presenza di una festa di gay in cui si ritrova il Prof. Beozi poco prima che la polizia faccia irruzione... Uno spaccato stereotipato con tutti quegli uomini effeminati e bambineschi, ma neppure tutto sommato troppo calcato.
Guglielmo il dentone, diretto da L. F. D'amico e con un Sordi in gran forma che non gigioneggia, è invece una satira divertente sulla televisione e l'ipocrisia della commissione che deve scegliere un conduttore per il telegiornale e non riesce a rivelare al concorrente Guglielmo Bertone il motivo per cui non lo vorrebbero: una eccessiva prominenza dentaria. La critica quindi tocca anche i temi dell'importanza e anzi della preminenza dell'immagine sulle altre qualità, dei sotterfugi ridicoli, senza però risparmiare nemmeno il simpatico protagonista, ambizioso nella scalata al successo nello spettacolo tramite appunto la strada facile della televisione. Certo altri tempi per la qualità di un certo tipo di tv, ma questo già ricorda un altro meccanismo oggi imperante...
Compaiono nella parte di loro stessi, tra gli altri, Armando Trovajoli (autore delle mediocri musichette), le gemelle Kessler, Nanni Loy. 6 1/2

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