Regia di John Hughes vedi scheda film
Ispirato dalla sua attrice feticcio Molly Ringwald, poco prima di darle ufficialmente la parte nel gioiello "The Breakfast Club", Hughes abbozzò il plot di "Sixteen Candles" durante un fine settimana. Si trattava di un soggetto banale in cui la Ringwald/Samantha "Sam" Baker, il giorno del suo sedicesimo compleanno, dimenticato totalmente dai genitori, avrebbe dovuto affrontare gli abituali dilemmi tipici di una famiglia medio-borghese americana, quali i fasti dell’imminente matrimonio della spocchiosa sorella maggiore, la visita, un po’ indiscreta, dei pedanti nonni (due dei quali con uno studente asiatico alle spalle che, sciaguratamente, si sistemerà nella stanza da letto della protagonista), i commenti acidi del seccante fratello minore, e, come previsto, l’infatuazione tortuosa del consueto principe azzurro, il quale, naturalmente, è il bell’imbusto di qualche anno di scuola avanti, con la faccetta pulita, il padre abbiente, e la fighetta bionda come fidanzata. Insomma, la stessa storia di altre duemilaottocentoquarantasette commediette romantiche. Hughes, però, è piuttosto bravino a paventare un quid appetibile di schizzi farseschi, grazie a ghiribizzi furbetti e divertenti, nonché funzionali alla sceneggiatura, tra cui, per esempio, i vari leitmotiv, i quali accompagnano gli ingressi dei caratteristi, come l’opening musicale di “Dragnet” nelle rocambolesche entrate del nerd per eccellenza Anthony Michael Hall (“Geek”), o il tema “Peter Gunn” mentre ci si trova "in fuga" dallo scostumato party; sopra una macchina lussuosa presa in prestito, con una squinzia ubriaca sulle gambe. "Sixteen Candles" sfrutta intelligentemente gli stereotipi più abusati per garantire novantatré minuti di pacchiano svago… Riguardo le accuse di razzismo ricevute dalla critica: beh, evidentemente il “gong” usato per introdurre il cinese Long Duk Dong (Gedde Watanabe), o il motivo de "Il Padrino" che fa da sottofondo alla cena con gli italiani, sono delle macchiette mediocri e di dubbio gusto, ma non penso fino al punto di meritare tali controversie. Postilla: è vivamente consigliata la theatrical cut con la colonna sonora originale, la cui intro con i Kajagoogoo ha un montaggio veramente niente male.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta