Regia di J Blakeson vedi scheda film
La prima ora di film scorre in un turbinìo di sgradevolezze ai danni dei poveri "tutelati" dalla protagonista: una donna algidamente perfida ed un sistema meccanicamente impreparato a difendere proprio i soggetti deboli che invece dovrebbe tutelare, risultano considerevolmente affascinanti e capaci di attrarre la curiosità dello spettatore. Tante le scene di un cinismo difficilmente sopportabile, dalle tattiche per intimorire i poveri malati, alla naturalezza con cui si parla di tangenti per una diagnosi falsa o di una camera della camera di riposo, da tenersi libera fino al successivo "cliente". In tutto questo la protagonista ci sguazza sapientemente e con estrema soddisfazione, è lei che dall'inizio ci spiega di non essere disposta a compromessi nella sua vita e anzi, rivolgendosi a noi spettatori, ci accusa di essere solo una parte di benpensanti che giudicano le azioni altrui, per questo, sfruttando la sua determinazione e la sua brama di ricchezza, decide di interpretare "il sogno americano" nella sua accezione più morbosa e spietata.
Le mire della protagonista vanno però man mano a sgretolarsi quando l'ennesima cliente ottimale, definita in gergo come "una ciliegia", quindi senza parenti, discretamente benestante e senza possibilità quindi di ribellarsi ad una sostanziale condizione di prigionia in casa di riposo, si rivela una persona molto più ricca e alcune persone particolarmente pericolose si stanno interessando a lei.
Tutte queste ottime premesse vanno un po' ad infrangersi nella seconda parte di film, più attenta ad un sensazionalismo della vicenda (abbastanza irreale il raid nella casa di riposo, così come le capacità ginniche della protagonista che diviene una sorta di Nikita capace di salvarsi in situazioni estreme e sventare una banda di mafiosi russi, per non parlare di questi ultimi, capaci di fallire tutti i tentativi di omicidio nei confronti di due donne sole). Finale abbastanza scontato che (con piacere) fa giustizia nei confronti della protagonista ma, al contempo, evidenzia come il sistema continui a macinare ingiustizie dando addirittura l'opportunità di amplificare il business sulla pelle dei più deboli, con tanto di elogi dei media.
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