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Madness in the Method

Regia di Jason Mewes vedi scheda film

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La recensione su Madness in the Method

di mm40
3 stelle

Jason Mewes, attore reso celebre da Clerks (1994) di Kevin Smith, non è mai riuscito a ottenere parti differenti da quella che lo ha lanciato: il fattone Jay, sempre sballato e incapace di dire una frase sensata per intero. La cosa lo frustra al punto che, dopo l'ennesimo provino in cui gli viene richiesto di interpretare un ruolo alla Jay, decide di uccidere il direttore del casting. L'unico pensiero che mitiga la sua rabbia è l'idea di poter ottenere il ruolo da protagonista dell'Odissea, l'esordio registico dell'amico Brian. Per prepararsi al meglio studia un oscuro volume sulla recitazione e sul successo intitolato Il metodo.


La cosa più strana di questa sconquassata pellicola è che, per essere l'esordio di Jason Mewes come regista in un film su Jason Mewes che è stanco di fare ruoli alla Jason Mewes... la sceneggiatura non è di Jason Mewes, bensì di Dominic Burns e Chris Anastasi. Madness in the method è il tentativo del braccio destro di Kevin Smith, presente in parecchi dei suoi film, di emulare l'amico di una vita realizzando un lavoro leggero, ironico, con qualche spunto malinconico-esistenziale, un tocco di horror e in definitiva comico. Per l'occasione, oltre al citato Smith, sono coinvolti Brian O'Halloran (Dante in Clerks), Danny Trejo, Vinnie Jones e Stan Lee nei panni di sé stessi, con parti rilevanti anche per Jaime Camil, Gina Carano, Mickey Gooch Jr e Teri Hatcher. Tra l'altro per Lee si tratta dell'ultimo ruolo cinematografico prima della scomparsa. Purtroppo però il risultato lascia molto a desiderare e i cento minuti di Madness in the method non scorrono velocemente come il ritmo e l'azione presupporrebbero; il problema principale è la scarsa consistenza della trama unita, al netto di una gradevole messa in scena, a una regia non sempre impeccabile. La confezione c'è, insomma, ma i contenuti sono di poco valore e disposti sullo schermo in maniera discutibile; il finale demenziale è forse il tocco più kevinsmitesque di tutta l'opera. 3,5/10.

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