Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Gli anni della guerra fredda furono per l'Italia anche quelli dell'antagonismo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. È su questo sfondo storco-sociale che si staglia il quinto episodio e anche l'ultimo della serie tratto dalla fantasia di Guareschi, i cui protagonisti sono Don Camillo (Fernandel), prete democristiano, e il sindaco Peppone (Cervi), ovviamente comunista. In occasione del gemellaggio tra Brescello - la cittadina dove vivono entrambi - e un comune sovietico, Don Camillo trova il modo per infiltrarsi tra i "bolscevichi", cercando di fare proselitismo anche in loco.
Le cronache narrano che Comencini dovette dirigere questo film per saldare i debiti con Rizzoli. Come che sia, il frutto della collaborazione tra i due non poteva che concludersi con un divorzio: la comicità è inesistente, le gag sciatte, i toni predicatori, la morale incredibilmente reazionaria e schierata a destra (Guareschi d'altronde non faceva mistero del suo credo politico). Da dimenticare.
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