Regia di Emerald Fennell vedi scheda film
Ottimo film "denuncia" notevole la prova attoriale di Carey Mulligan
Nell’incipit, un gruppo di yuppie in un night, osservano incuriositi Cassie, alias Carey Mulligan, una bionda trentenne in tailleur, seduta da sola al banco, apparentemente talmente ubriaca da non riuscire nemmeno a chiamare un taxi. Uno di loro Brody, il bravo ragazzo altruista, si fa avanti, l’accompagna a casa sua, dove sorprendentemente Cassie si riprende in tempo, proprio mentre costui si apprestava ad abusarne, rimettendo all’istante a posto il potenziale violentatore. Siamo nella provincia americana, Cassie lavora come cameriera in una caffetteria, non ha amici, non ha un fidanzato, vive ancora con i suoi genitori, ha interrotto i brillanti studi in medicina a causa di un evento tragico; ai tempi dell’università, la sua più cara amica, Nina, durante una serata al campus, completamente sbronza fu stuprata da un collega,Al Monroe, di fronte a diversi amici rimasti assolutamente indifferenti; considerata dalla comunità benpensante, come una donna di facili costumi, ovvero come una “che se l’è cercata ”Nina non ottenne giustizia, il misfatto fu insabbiato dalle autorità e Al non fu punito né dall’istituto, né dalla legge, la ragazza cadde in depressione e infine si suicidò. Da allora Cassie ha come suo unico scopo la vendetta, dunque durante ogni weekend, indossa vestiti succinti , si trucca pesantemente ed esibendo tutto il suo sex-appeal , vagabonda tra bar e discoteche, fingendosi strafatta e in stato d’incoscienza, allo scopo di incastrare uomini che simulano aiuto, ma che poi si rivelano mossi da ben altre intenzioni; è allora che li smaschera, li umilia e talvolta li punisce. Un giorno la ragazza incontra un compagno di corso, divenuto nel frattempo uno stimato pediatra, potrebbe essere la svolta, perché se ne innamora ricambiata, ma allorquando le capita quasi per caso di visionare il maledetto video dello stupro ai danni di Nina,fa una sconcertante scoperta e cambia programmi. La regia scandisce il racconto articolandolo in quattro atti, ciascuno relativo a qualcuno che ha avuto a che fare con l’abominevole atto: la compagna di corso che non ha creduto alla versione di Nina; la rettrice dell’università, che non ha perseguito il colpevole; l’avvocato della difesa che ha ribaltato il processo, trasformando la vittima in imputato grazie a false prove e per ultimo lo stupratore, sereno alla vigilia del suo matrimonio. Viviamo tempi ancora oscuri in cui, nonostante le conquiste di emancipazione, il me too e quant’altro, la strada per il rispetto della persona e della dignità della donna, è ancora tutta in salita. La storia conforme allo spirito del tempo, denuncia due dinamiche attuali e comuni, quando si parla di violenza carnale:”La demonizzazione della vittima ” e “la deresponsabilizzazione del colpevole”. Spesso si sentono discorsi agghiaccianti: “è colpa sua, aveva bevuto troppo”; oppure “aveva un abbigliamento provocante” “se non fosse andata lì a quell’ora, non sarebbe successo nulla”; le abbiette azioni del colpevole vengono minimizzate, l’aver ignorato il mancato consenso, diventa irrilevante; “in fondo sono dei ragazzi, hanno fatto solo una bravata”, e a pochi sembra importare che hanno rovinato la vita di giovani donne, ci si affanna a salvaguardare i carnefici, mentre il destino delle vittime non desta preoccupazione. La protagonista, indossando i panni del giustiziere, consuma una sorta di vendetta post-datata. Il finale spiazzante, è veramente sorprendente. Ottimo film
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