Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - CONCORSO
Un ospedale psichiatrico incastrato ai margini delle paludi limacciose che cingono New Orleans.
Una giovane donna di origini asiatiche si risveglia improvvisamente dalla catatonia che l'ha resa, chissà per quale motivo, una sorta di marionetta catatonica. Liberatasi dal giogo delle inferriate e in fuga con indosso ancora la camicia di forza, la donna si rende conto di disporre di un potere formidabile: riuscire a condizionare la mente altrui, inducendo la vittima a piegarsi alle proprie volontà.
Si farà strada tra paludi e quartieri altrettanto umidi e squallidi, sino ad imbattersi in una disinibita spogliarellista che dapprima la aiuterà a fuggire e a trovare riparo in casa sua, per poi utilizzarla per dare corso ai propri fini di lucro.
Il ritorno in regia della originale regista britannica naturalizzata Usa ma con genitori di origine iraniana, Ana Lily Amirpour coincide col ritorno a tematiche e stili forti a metà strada tra atmosfere noir, horror e fantastiche, a cui la regista pare affezionata al punto da lasciarsi abbandonare alla forma a scapito di una storia che pare molto fine a sé stessa, e non riesce a giustificare appieno le ragioni di una operazione un po' bislacca e ripetitiva che diverte solo lungo una sua prima mezz'ora, lasciando perplessi lungo il resto del suo un po' appannato excursus.
Nel cast primeggiano le donne che si dimostrano virili senza rinnegare la propria esuberante femminilità, che trova nel corpo levigato di mamma ancora bellissima di Kate Hudson la sua più perfetta e statuaria sintesi.
Il resto è solo robetta entro un contesto scenico interessante, all'interno di una operazione di cui sfugge il senso.
Certo che un momento cult esiste, e si materializza allorquando la nostra spogliarellista sexy si adopera a volteggiare attorno all'asta metallica con il sottofondo soffuso e suadente di Estate (nota anche come Odio l'estate), celebre e splendido cavallo di battaglia del crooner italiano Bruno Martino, qui cantata in un italiano un po' maccheronico da una voce maschile gradevole di un cantante a me sconosciuto.
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