Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film
Con un occhio al cinema di genere anni 80 e uno all’indie di nuova generazione - di cui Amirpour può dirsi ormai parte integrante - Mona Lisa and the Blood Moon ragiona con leggerezza sui confini possibili del genere cinematografico. Mai commedia, mai action, mai supereroistico e mai drammatico, il film tenta una strada diversa, benché poi gli strumenti dell’intrattenimento siano sempre gli stessi. Rispetto ai precedenti film della regista il ritmo si fa frenetico, le ambizioni si abbassano e la regia è commisurata ai toni, coi suoi close-up in grandangolo, il suo montaggio frenetico e il dubstep continuo in OST, una miscela che fa sorridere per ostinazione e sfacciataggine. Tutto sommato l’assenza imprevista di gore e violenza è un segno di maturità, e la piega più infantile, dato dal figlio di Kate Hudson, dà la giusta chiave di lettura per un filmetto poco serio che crede in poco e manco tiene a dirci perché.
Resta da chiedersi se basta tenersi liminali per tenersi originali, la qual cosa sembra ancora l’interesse primario di Amirpour. Ce lo dicono le sue protagoniste freak ma potenti e in control, che quasi mai si lasciano sopraffare davvero. Fintantoché però le pose arty si riducono e l’ironia si attiene ai minimi sindacali, senza guizzi e senza falle, l’unico rischio è quello di assistere a un film un po’ inutile, e tutto sommato oggi ne servirebbero di più.
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