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Mona Lisa and the Blood Moon

Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mona Lisa and the Blood Moon

di obyone
5 stelle

 

Jong-seo Jun

Mona Lisa and the Blood Moon (2021): Jong-seo Jun

 

Venezia 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Normalmente non perderei molto tempo a commentare un “Mona Lisa and the blood moon” ma nella scorsa edizione della Mostra del Cinema il film in questione è stato l'unico che ho visto con la mia bella a conclusione di una piacevole serata passata sulla Terrazza prospicente il Casinò a sorseggiare un Campari, rosso come il sangue, mentre una luna piena colorava d’argento le acque dell’Adriatico. In realtà ricordo solo il bicchiere e la scomoda poltrona della sala conferenze riconvertita dal pomeriggio a sala proiezioni. Sì, certo, se qualcuno se lo chiede, c’era anche mia moglie. L’unica luna era, però, quella del titolone… del film di Ana Lily Amirpour. Che fossi vagamente preparato ad una delusione non mi è bastato a somatizzare lo sconforto per un film bipolare. Peccato. Era partito alla grande. L’incontro tra la giovane Mona Lisa e la sgradevole estetista che le doveva limare le unghie dentro la cella del manicomio aveva dato spazio ad un potere misterioso che trasformava la ragazzina in un pendolo da ipnosi anziché nel più classico licantropo peloso. Le vittime della giovane Mona Lisa, che pareva piovuta in quel luogo da Marte o da una nave di clandestini asiatici, non avevano goduto dei vantaggi del sonno ed avevano vissuto la tragedia di una costrizione mentale esercitata nel pieno della coscienza. Oltra al dolore c’era poi stata la beffa di non essere creduti, come ben sapeva il poliziotto gambizzato di sua stessa mano. Mi chiedo perché la regista iraniana non abbia perseverato nel sangue e nel dolore procurato da lime e proiettili piantati nelle ginocchia. Perché dunque, dopo l’evasione dal manicomio, Amirpour non abbia continuato a proporre scene truculente ed abbia annacquato ritmo della storia per seguire una storiella di amicizia tra un bambino e un’aliena(ta) rimane per me un mistero? L’odissea di Mona Lisa nella notte della periferia di New Orleans aveva un gran potenziale orrorifico che la regista avrebbe potuto cogliere per una lettura personale della società americana e delle sue violente aberrazioni. La piccola Mona Lisa avrebbe assunto le sembianze di un angelo vendicatore o di uno squadrista chiamato ad eliminare papponi, prostitute, ladri e drogati. Ê mancato un po' di coraggio.

Avrei dovuto mantermi a distanza, perciò, da questo film ma dagli errori non si impara mai abbastanza. Nemmeno il precedente “The bad Batch”, visto sempre a Venezia, mi aveva pienamente convinto. L’idea era geniale ma il brodino era fin troppo allungato rendendo inconsistente metà dell’opera. Ancora una volta è la sceneggiatura a deludere nonostante un soggetto interessante. Amirpour dunque si ripete delapidando il capitale di partenza. La ragazzina dai poteri soprannaturali che piega le persone alla propria volontà costringendole a compiere atti inconsulti ed estremi è capace di creare emozioni forti. Il racconto, a contrario, che si snoda tra le varie fasi di incontri casuali nella notte peccaminosa della città non coglie l’opportunità di una dura critica sociale, sempre in bilico tra commedia e splatter. Pur sembrando, a conti fatti, un’opera gracile, incapace di prendere una direzione precisa, in cui solo alcuni passaggi riescono ad essere orridi e disturbanti, l’aria svampita di Mona Lisa mi è rimasta incollata come un post-it nei meandri della mente. Ne saprò mai di più di questa ragazzina? Come ci è finita in manicomio? Da dove le deriva il potere di assoggettare le persone alla propria volontà? Che ne sarà di lei? Ad Amirpour non interessava molto analizzare questi aspetti. Ci può stare. Un alone di mistero rende più romantico e fascinoso l’insieme. Dietro al passaggio di questa mente superiore e al tempo stesso priva da ogni formazione resta la consapevolezza di un rapporto tra madre e figlio da ricostruire e la gioia di rivedere in azione una Kate Hudson da lustrini, in una parte di lap dancer-prostituta che lotta egoisticamente contro il sistema. Un po’ poco anche se il finale lascia presagire una seconda disturbante eclissi lunare tra armonie musicali appropriate al contesto borderline di un’America al neon (o al gas se si preferisce). Occasione sprecata ma non priva di un certo fascino.

 

Kate Hudson

Mona Lisa and the Blood Moon (2021): Kate Hudson

 

 

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