Regia di Marc Di Domenico vedi scheda film
Quarant'anni di riprese, inevitabilmente amatoriali ma anche interamente autobiografiche, volte a coltivare un hobby che trasforma una vita d'artista e di uomo e padre di famiglia, in un puzzle tutto da riordinare ed assemblare, per riuscire alla fine, con un intervento esterno, ma di chi ben lo conosceva, a trarne un filo conduttore adeguato e coerente all'artista.
Un film che percorre, dagli anni '50 agli inizi degli' 80 la vita intima, altrimenti strettamente personale di un grande artista della canzone mondiale: Charles Aznavour.
Marc Di Domenico, per anni suo produttore, conosceva bene la passione di Aznavour per la ripresa. Una passione che, ci viene rivelato, risale al lontano 1948, quando Edith Piaf regalò al suo giovane collega la sua prima videocamera, rendendolo succube di quella passione fino a poco prima nemmeno immaginata.
Di Domenico ha riordinato, con pazienza ed estrema capacità di sintesi probabilmente favorita dalla profonda conoscenza dell'artista, il materiale girato dal celebre cantante in oltre trent'anni, che lo vede alle prese con le proprie vicissitudini ed i propri affetti familiari, in vacanza in luoghi esotici, in società e civiltà distanti dalla propria, ove il cantante si sofferma sulla laboriosità degli abitanti autoctoni, tornando alla ripensare alle fatiche dei propri genitori, esuli armeni overissimi e perseguitati, scampati al genocidio, immigrati in una Francia che li ha "accolti a braccia aperte", dando loro una provvidenziale seconda vita.
I filmati, riordinati seguendo un coerente ordine cronologico, si animano della bella voce dell'attore Roman Duris, che sostituisce nel parlato quella dell'artista, che invece interviene in originale quando dal racconto si passa a rivivere parte dei trascinanti spettacoli del cantante, che registrarono quasi sempre il tutto esaurito, divenendo occasioni uniche ed indimenticate in grado di avvicinare il grande cantante ad altre star insuperate del calibro di Frank Sinatra, Barbara Streisand, Nina Simone: tutti artisti nati poveri e saliti all'altare di una meritata ed opportuna celebrità dopo una tenace gavetta, come fa notare lo stesso Aznavour.
Il film - un curioso ibrido tra l'autoritratto (nei titoli si legge "un film di Charles Aznavour diretto da marc Di Domenico") ed il biopic, che il Di Domenico stesso preferisce definire come una "autofiction" - scende anche molto ed inevitabilmente sul personale, scandendo in rassegna gli amori ed i relativi matrimoni del celebre artista, fino a distogliere, almeno in parte, l'attenzione quando il discorso ritorna sulla strada della performance artistica, sulla crescita artistica del cantante che si completa anche in versione di attore.
Indimenticabile risultò Aznavour quando fu protagonista di un grande successo di critica e di pubblico con quello splendido noir che fu Tirate sul pianista, titolo più celebre di una carriera attoriale tutt'altro che banale o trascurabile, pur se necessariamente di second'ordine rispetto a quella, insostituibile e trionfale, del cantante per eccellenza tra il già variegato panorama musicale d'Oltralpe.
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