Regia di Michael Bay vedi scheda film
Un gruppo di trivellatori americani di stanza in Asia viene richiamato dal Governo degli Stati Uniti: più importante del petrolio è la sopravvivenza del genere umano, per cui il gruppo verrà inviato sull’asteroide che minaccia la terra per trivellarlo ed inserire in profondità un ordigno atomico che consentirà di scongiurare l’Armageddon…
Grande tensione. Grande fracasso. E anche grandi sentimenti. Il tutto produce un film ipertrofico (e catastrofico), che funziona bene dall’inizio alla fine, con un’intensità emotiva difficilmente riscontrabile in qualsiasi altro disaster movie. Inevitabile il confronto col capostipite del genere “Independence day” (di due anni più vecchio), con cui sembra avere molti aspetti in comune (terra in pericolo, manipolo di scellerati destinati a salvarlo, americani stoici salvatori del mondo). Eppure se si guarda in profondità si noteranno più divergenze che punti di contatto tra questo film e quello di Emmerich. Soprattutto considerando lo stile di narrazione che deriva da una differente filosofia: in “Armageddon” la politica è ai margini, a salvare il mondo è il coraggio dell’uomo, soprattutto perché il genere umano delineato qui da Michael Bay è più sincero e vero di quello ludico e casinista ipotizzato da Emmerich. L’evidenza di tale distinzione si concretizza in un finale crudo, più commovente e meno retorico che altrove. L’operazione è talmente ben riuscita che anche mostri sacri della non-recitazione come Bruce Willis e Ben Affleck ne risentono positivamente. Non può dirsi lo stesso dell’udito dello spettatore: è uno dei film più rumorosi di sempre, non per l’intensità ma per la persistenza…
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