Regia di Craig Zobel vedi scheda film
“Smart pretending to be idiots or idiots pretending to be smart?”
PTSD, post-traumatic stress disorder: e nessun luogo ove riporlo, quel... “Hmgrpf!”
BlumHouse, e uno, e due, ovvero: Hunting the Invisible Woman.
- Gesù!
- No, è Gary.
Bloccato a suo tempo “da” un tweet o meglio da un “Qua!-Qua!” di Donald “Duck” Trump in séguito alle stragi di El Paso (Texas) e Dayton (Ohio), “the Hunt”, il quarto lungometraggio di Craig Zobel {che va così ad aggiungersi – oltre a una manciata e una sporta di episodi di serie tv [“OutCast”, “American Gods” (1x4, “Git Done”, la storia di Laura), “the LeftOvers”, “WestWorld” (2x5, “Akane no Mai”) e tutti i capitoli di “One Dollar” e “Mare of EastTown”] – a “Great World of Sound”, “Compliance” e “Z for Zachariah”}, sceneggiata da Damon Lindelof (“Lost”, “Prometheus”, “Star Trek - InTo DarkNess”, “World War Z”, “the LeftOvers”, “TomorrowLand”, “WatchMan”) e da un appartenente alla sua factory, Nick Cuse (“the LeftOvers”, “Maniac”, “WatchMan”), il figlio di Carlton, il co-showrunner di “Lost” assieme a Lindelof, innesta il germe della mitopoietica profezia auto-avverantesi, declinata nel senso delle teorie cospirazioniste [qui il ManorGate, una mostruosità telematica nata da una gioco-scherzosa (?) chat di WhatsApp leakata] così facilmente oggi veicolate dal net/web che le ha fatte uscire dal loro guscio fanzinaro e di scritte sui muri degli anni ‘60-’80 -[l’eterogeneo e collaterale percorso che dall’EmoScambio di Vito Cosmaj (¹) al “Ti Uccidono con l’Onda! / La Chiesa Ti Uccide coll’Onda!” di Carlo Torrighelli (²) porta al Naplam51 - come l’Area di DreamLand - di Crozza]-, nel seme dicotiledone originario ch’è costituito dal celeberrimo racconto “the Most Dangerous Game” di Richard Connell del 1924 e dalla susseguente omonima opera cinematografica da esso tratta per mano ed occhio di Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack nel 1932, cui seguiranno nel corso del tempo altre innumerevoli traslanti volte per il grande (“A Game of Death” di Robert Wise, “Run for the Sun” di Roy Boulting, etc…) e piccolo schermo e per la radio, e da "the Seventh Victim" di Robert Sheckley del 1953 "ampliato" per il cinema da Elio Pertri nel 1965 con "la Decima Vittima".
- Come potevano sperare i tipi nella casamatta / postazione di tiro (set protagonista, poco dopo il giro di boa, di una svolta “tarantiniana” del PdV, come per la taverna francese di “Inglourious Basterds” e la botola/seminterrato di “the Hateful Eight”) che la trappola per orsi (o l'appezzamento di trinitrotoluene non-schrapnellmine innescato rasoterra e detonante a pressione) avrebbe svolto il proprio ruolo solo in un secondo momento, vale a dire allorquando l’umana cacciagione avesse già aperto la gift/pig-box, se le risvegliate prede sono state fatte avvicinate alla cassa obbligandole ad attraversare tutta la radura del killing field arrivandovi partendo e sbucando per forza di cose da tutti e 4 gli angoli e da tutti e 4 i lati del bosco?
- Le poppe di Betty Gilpin!
- Ah già! Ok, sì, beh, però… A proposito, perché Betty Gilpin non prende qualcosa da mangiare dal velenifero diorama animato della gas station?
- Le poppe di Betty Gilpin!
- Ah, già. Però…
- Poppe!
- Giusto.
La sospensione dell’incredulità subentra man mano prepotente sin quasi da subito, diciamo già dal prologo a 20.000 piedi, e soprattutto dal primo atto che, tra l’altro, contiene una breve e bella scena a due da lontano fra Betty Gilpin (Crystal, aka SnowBall, alias Trozkij) ed Emma Roberts, col PdV principale che viene preso in consegna dalla seconda, anche se ovviamente lo spettatore sa che la protagonista è e sarà la prima e… prima o poi lo stato delle cose verrà sovvertito con un coup de théâtre… Ecco…
Per il resto, lo script e la messa in scena giocano un po’ troppo tra stereotipi, cliché e dispositivi collaudati, confermandoli tutti e confermandone la validità, per contro, però, annichilendo e sterilizzando ogni possibilità di stupore.
Completano il cast: una Hilary Swank che, dopo aver risolto una questioncina ad alta quota (spoiler: i titoli di testa? No, non ci sono. Foto promozionali? Eh… La voce? Hm, no, non proprio… E che altro, allora? Fuochino…) e la di molto successiva disvelazione per mezzo di un MdM a 180° in senso orario verso sinistra durante lo sbocciare di un sorriso - o, meglio, di una risata - a 32 denti (in realtà a 16, col labbro superiore che gioca a sipario con l’arcata dentale superiore), in muscolare scioltezza atletica andrà a completare quel mancato duetto iniziale, virato però da female friendship a catfight, morto sul nascere, e: Wayne Duvall, Ethan Suplee, Amy Madigan, Reed Birney, Teri Wyble, Usman Ally, Macon Blair, Sturgill Simpson (“One Dollar”, “the Dead Don’t Die”, “Queen & Slim”, “Materna”)…
Fotografia: Darran Tiernan (già al lavoro svariate volte col regista). Montaggio: Jane Rizzo (collaboratrice di lungo corso del cineasta). Musiche, a tratti evocativamente belle toste: Nathan Barr (alla prima collaborazione con Zobel). Producono Jason Blum e Damon Lindelof. Distribuisce Universal.
Arkansans(Southern)/Balcan(Eastern)-World, ovvero: in fondo tutti (non solo i wasp e/o upper-class afflitti da senso di colpa verso il mondo e i red-neck e/o white trash) cerchiamo un posticino dove scaricare [“the Hunt”, il film che più si avvicina al PdV di "South Park" sul Mondo, s-finisce là dove potrebbe e “non” dovrebbe (?) concludere terminandosi “Killing Eve”] il nostro “Hmgrpf!”.
* * * ½/¾ - 7.25
Note, ovvero: “Sono furbi da far finta di essere idioti o sono idioti che fanno finta di essere furbi?”
(¹)
- https://it.wikipedia.org/wiki/Emoscambio
- https://www.iltascabile.com/scienze/emoscambio/
- https://www.bizzarrobazar.com/en/2015/03/25/emoscambio/
- https://www.vice.com/it/article/5gnxyz/storia-emoscambio-scritte-assurde-sesso-945
(²)
- https://it.wikipedia.org/wiki/C.T._(writer)
- https://www.outsiderartnow.com/carlo-torrighelli/
- https://www.vice.com/it/article/8gwpka/ct-carlo-torrighelli-onda-artista-matto-storia-094
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta