Regia di Gary Sherman vedi scheda film
Originale horror di buona fattura degli anni '70, che, nonostante qualche problema di ritmo e delle musiche oscene, ha dalla sua un grandissimo Donald Pleasence, una regia superiore alla media dei B-movies e delle scene senza dubbio efficaci. Bella e toccante la storia del "mostro".
Dopo aver dedicato l'intera giornata alla lettura dei Vicerè di De Roberto, e dovendo aspettare ancora un paio d'ore prima dell'inizio della nuova giornata di Olimpiadi a Tokyo, mi sono deciso a guardare un film, cosa che faccio di continuo quando ho un po' di tempo libero. Avevo voglia di un horror, uno di quelli vecchia scuola, e la scelta è ricaduta su questo "Non prendete quel metrò" (traduzione oscena dell'inglese "Death Line"), un film del 1972 del regista americano Gary Sherman.
La trama è semplice (cit.): Alla stazione di Russell Square, nella metropolitana inglese, si verificano alcune strane sparizioni,e la causa potrebbe celarsi in una tragedia avvenuta molti anni prima in cui morirono numerosi operai, e dei quali non sono mai stati ritrovati i corpi. L'ispettore Calhoun (Donald Pleasence) indaga.
Gary Sherman è un regista di genere, autore di film come il cult "Morti e Sepolti" e il terzo Poltergeist (saga di cui ho visto solo il capitolo iniziale di Hooper e che dovrò recuperare), e questo suo "Death Line", sebbene non sia sicuramente un film esente da difetti, intrattiene e fa intravedere il talento di un onesto regista ormai quasi dimenticato che, pur non essendo nè un genio nè comunque un ottimo regista, ha dato prova in passato di saper tenere la macchina da presa e di saper realizzare prodotti da non sottovalutare.
Gli attori sono tutti nella media, se si eccettua un Donald Pleasence fenomenale e un David Ladd più inespressivo di una tastiera del computer, mentre la regia è attenta e superiore alla media della maggior parte dei B-movies di quel tempo, e si concede anche qualche breve ma elegante piano sequenza. Divertente anche il cameo di Christopher Lee, impegnato in un serrato battibecco con Donald Pleasence.
Onesto il montaggio e di buona fattura la fotografia, anche se ogni tanto l'azione si svolge con troppa oscurità, rischiando che lo spettatore non capisca cosa stia succedendo nella scena, anche se questo non si può chiamare difetto perché potrebbe essere ricondotto a una scelta registica, quella di voler rappresentare il mondo del "mostro" come il più buio possibile, un mondo insalubre e senza speranza.
I difetti sono altri. Innanzitutto il ritmo è un po' blando, specialmente nella prima parte, e poi, ed ecco la nota più dolente di tutte, la colonna sonora è veramente mediocre. E fa sorridere il fatto che il compositore che ha realizzato le musiche per questo film sia Will Malone, primo tastierista dei Black Sabbath, che lavorò anche al debut album degli Iron Maiden (disco che comunque rimane eccezionale, il migliore dei Maiden dopo l'epocale Powerslave). Ma le musiche di questo film restano qualcosa di totalmente inadatto, e, soprattutto nella colluttazione finale, rischiano di rovinare delle scene altrimenti veramente suggestive se non proprio paurose.
Forse non sarà un grandissimo film, ma questo "Non prendete quel metrò" rimane un cult, che, nonostante qualche momento di stanca qua e là, riesce a coinvolgere, anche grazie alla storia del "mostro", una storia straziante e inaspettatamente toccante. Meravigliosa a proposito la scena in cui il cannibale (simile per trucco al successivo Anthropofagus di Joe D'Amato) piange per la morte della sua ragazza incinta.
Un tocco di classe per un film non irresistibile, ma senza dubbio sincero, con qualche scena veramente notevole e qualche momento abbastanza spaventoso che non ne fa rimpiangere la visione.
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