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Sliding Doors

Regia di Peter Howitt vedi scheda film

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La recensione su Sliding Doors

di Baliverna
6 stelle

Una donna in un momento sfortunato si sdoppia e vive due vite diverse, in fondo poi non così dissimili.

Finalmente mi sono deciso di guardarmi questo piccolo mito della fine del secolo scorso, che quando era sulla cresta dell'onda mi era antipatico proprio per questo. Posso dire che è esattamente come me l'aspettavo: un film passabile, senza infamia e senza lode.
Il discorso non nuovo (Kieslovski...) delle vite possibili, a guardar bene, è solo un espediente narrativo per parlare di altro. Questo altro è secondo me un paio di travagliate vicende sentimentali, difficili o impossibili per colpa di lui. Il discorso del destino e del caso viene praticamente abbandonato subito, a favore di queste storie d'amore, con l'aiuto di qualche piccola concessione alla fantasia o all'ambiguità; a momenti, infatti, le due Helen sembrano realmente coesistere negli stessi ambienti e tempi, ma si rimane sul vago.
Quanto ai personaggi, era lecito aspettarsi che la sceneggiatura li indagasse un pochino di più. Sono però solo delle maschere, eccettuata una protagonista con qualche abbozzo di introspezione, e soprattutto il suo uomo. Questi è praticamente l'unico personaggio sufficientemente definito e credibile, che parimenti lascia il segno nello spettatore. Il trentenne preda dei propri istinti, strattonato qua e là da desideri senza controllo, pavido, che naufraga in un mare di bugie e disprezza se stesso è tutt'altro che campato per aria. Qualche frase azzeccata la dice anche la sua amante, quando è esasperata dall'indecisione di lui. Gli attori sono bravi e si impegnano tutti, ma mi pare che i loro sforzi girino a vuoto quando appunto la sceneggiatura non fornisce loro la materia prima.
In generale, sembra che la pellicola ritragga un piccolo universo sentimentale popolato da maschi inconcludenti, infedeli, e incapaci di dominarsi, e da donne tutto sommato brave che ne subiscono le intemperanze.
Quanto al regista, sembra che egli diriga bene la recitazione degli attori, ma quanto a tecnica (riprese, posizione della macchina, soluzioni di regia) lascia un po' a desiderare. La cinepresa è sempre frontale, ad altezza faccia, con poca fantasia, e spesso in zoom, il quale appiattisce gli sfondi. Perché poi così non lo so. Gli spazi aperti il regista sembra non saperli inquadrare bene. Segnalo solo la sequenza della metropolitana, quella sì risolta bene, con gli effettucci e i ralenti che facevano al caso. In generale, però, raramente un regista per il grande pubblico si sforza più di così. L'inventiva e la precisione del passato, o dei vecchi grandi che ancora girano, qui non si vedono.
In definiva, tuttavia, il film riesce a spuntarla: sarà perché Gwyneth Paltrow è carina e frizzante, perché le storielle intrigano un po', e per qualche buona lite o scenata patetica. Torno a dire, però, il discorso della casualità del destino sembra non esserci per niente.
Insomma, buono per passare una serata, magari in compagnia e col pop-corn.

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