Regia di Peter Howitt vedi scheda film
Al cinema, sul ruolo del caso hanno già indagato in tanti: Molinaro, Lelouch e Kieslowski solo per citare qualche nome a caso. Tuttavia di rado è stata percorsa la strada della commedia. Ancora più di rado l'approdo è stato tanto felice come in questo Sliding doors. All'esordio dietro la macchina da presa, l'apprezzato attore britannico Peter Howitt racconta due storia parallele con gli stessi protagonisti, partendo da un pretesto banale: cosa succede se una venticinquenne addetta alle pubbliche relazioni, appena vittima di un licenziamento, prende o perde la metropolitana? Succede che, nel primo caso, rischia di passare anni senza sapere che il suo convivente la tradisce con una vipera ninfomane, mentre nel secondo si avvede per tempo del tradimento e imbocca risoluta la strada di un rapporto più proficuo. Peccato però che gli azzardi del caso, che di continuo spiazzano lo spettatore in un film mai prevedibile, la portino anzitempo all'obitorio. Ma, come dice John Hannah nel film, "le cose prima o poi finiscono bene" e le due storie parallele si raccordano in un memorabile finale. Siamo finalmente dalle parti del cinema d'autore (ma il debito verso Destino cieco di Kieslowski rimane pesante) che non necessità dell'austerità ingombrante del melodramma, ma si avvale di una sceneggiatura architettata con scientifico rigore e di un montaggio sensazionale (di John Smith) che fanno di questo film un autentico gioiello.
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