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Sliding Doors

Regia di Peter Howitt vedi scheda film

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La recensione su Sliding Doors

di GIANNISV66
8 stelle

Deliziosa commedia basata sul presupposto di come un certo evento, apparentemente insignificante, possa rivelarsi fondamentale nel condizionare un percorso di vita. Peter Howitt realizza quello che resta a tutt'oggi il miglior film della sua carriera grazie anche a una Gwyneth Paltrow e a un John Hannah ottimamente calati nei rispettivi personaggi.

 

Quante volte, riflettendo su accadimenti del nostro passato, ci è capitato di pensare: “come sarebbe stata la mia vita se invece di prendere quella decisione in quel certo modo, avessi scelto diversamente? Se invece di fare quel viaggio, accettare quel lavoro, prendere quell'indirizzo di studi, frequentare quella persona.....”

Il tema affascinante e anche, a dire il vero, piuttosto impegnativo, viene affrontato in maniera garbata e leggera (nel senso positivo del termine) in questo film del 1998 diretto da Peter Howitt, regista inglese qui a suo esordio cinematografico e che da allora ad oggi non è più riuscito a replicare la qualità di questa sua opera prima.

Tutto ha inizio il giorno in cui la giovane Helen Quilley perde l'impiego nell'agenzia di pubbliche relazioni per cui lavora e decide di andare a casa per cercare la solidarietà del compagno; corre dunque a prendere la metropolitana ma un inconveniente (una bambina le fa perdere minuti preziosi) la portano a perdere il treno...oppure no!

Sì, perché qui il film prende due diramazioni differenti: nella prima Helen riesce ad arrivare in tempo per bloccare con la mano le porte del vagone che le si stanno chiudendo davanti al naso (le sliding doors del titolo) ma arrivata a casa troverà l'amato Gerry impegnato in un amplesso con la ex fiamma Lydia e fugge dalla sua migliore amica per poi intraprendere un percorso che porterà la sua strada ad incrociare quella del simpatico e affascinante James, già incontrato nel viaggio verso casa, e da quel momento le vicende imboccano una certa direzione.

Nel secondo caso invece le sliding doors si chiudono e alla povera Helen capitano una serie di ritardi che la faranno arrivare a casa quando Lydia se n'è già andata e il fedifrago è sotto la doccia (anche se la sua maldestrezza lo portano a lasciare in giro indizi di una presenza femminile, ma qui ci fermiamo). In questo caso Helen dopo aver cercato conforto tra le braccia di un imbarazzato (a dir poco) Gerry accetta un lavoro poco qualificato da cameriera (e qui scopriamo che il fidanzato è un perdigiorno che, millantando un talento di scrittore in procinto di sfornare un capolavoro letterario, si fa mantenere dall'ingenua protagonista), ma nel proseguio una serie di circostanze la porteranno ad aprire gli occhi, e pure qui, ad un certo punto, fa la sua comparsa James.

 

Andare oltre nel raccontare i dettagli delle due vicende, che scorrono parallele, non avrebbe senso e rovinerebbe la sorpresa della visione a chi non si è mai approcciato a questo film; in questa sede anticipiamo solo che a fare da collante ai due “percorsi di vita” sono un orecchino caduto e una citazione ricorrente: “Sai cosa dicono i Monty Python? Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola.”

E' doveroso rimarcare come Howitt non si inventi nulla (piuttosto palese anche se non dichiarata l'ispirazione a un film di Krzysztof Kieslowsk, Destino cieco, datato 1981 ma uscito solo nel 1987 a causa della censura del paese di origine, la Polonia) ma svolga il suo lavoro più che egregiamente: non era facile gestire una doppia vicenda con gli stessi protagonisti, e l'escamotage di cambiare la pettinatura della protagonista si rivela geniale nella sua semplicità, fungendo da riferimento costante per lo spettatore che riesce così ad avere certezza di quale momento delle doppia vicenda stia passando sullo schermo.

Infatti la Helen ignara di essere tradita mantiene i capelli lunghi, quella che ha coscienza della inaffidabilità del fidanzato opta per un taglio drastico della capigliatura, quasi l'emblema di un deciso cambiamento alla propria vita.

 

Nella riuscita finale dell'opera danno decisamente un contributo i due protagonisti “positivi” della storia (anzi “delle storie”) ovvero Gwyneth Paltrow, eccellente nei deliziosi panni di Helen Quilley e John Hannah, decisamente credibile nel ruolo dell'affascinante James Hammerton; peraltro per entrambi si tratta probabilmente del ruolo migliore della loro carriera, e questo vale anche per la Paltrow pur considerando la sua notevole interpretazione in Shakespeare in Love, uscito nello stesso anno, che le frutterà l'Oscar alla miglior attrice protagonista.

Se la cava bene pure la bellissima Jeanne Tripplehorn che dà vita alla fascinosa e perfida amante di Gerry, e che è pure l'autrice di una delle frasi più divertenti ed azzeccate del film:“Gerry, io sono una donna. Noi non diciamo quello che vogliamo, ma ci riserviamo il diritto di romperci le palle se non l'otteniamo. E' questo che ci rende così affascinanti e un tantino pericolose.”

E proprio il povero Gerry è l'anello debole della catena, un personaggio sconclusionato, balbettante e irritante, un perditempo privo di qualsiasi credibilità e di qualsiai talento. Se l'obiettivo del regista era di renderlo così allora diamo merito a John Lynch (l'attore che lo interpreta) di aver fatto un ottimo lavoro. Resta il mistero di cosa ci potessero trovare due donne come Helen e Lydia in un tipo del genere, ma qui entriamo in un terreno minato e quindi ci fermiamo.

 

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