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Il caso "Venere privata"

Regia di Yves Boisset vedi scheda film

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La recensione su Il caso "Venere privata"

di sasso67
3 stelle

Che disastro! Già il romanzo di Scerbanenco all'origine di questo film non mi era piaciuto tantissimo, ma questo film massacra letteralmente quel poco di buono che è nel libro. Il film di Boisset dura meno dei canonici 90 minuti (eppure riesce ad annoiare) e presenta forti tracce di sforbiciature rispetto alla trama principale, tanto che, in sostanza, non ci si capisce niente. Sono spariti nel film di Boisset la figura del padre di Davide, così come l'accenno alla figura del padre di Duca Lamberti e, quel che più conta, ogni riferimento alle "veneri private", ossia alla prostituzione occasionale esercitata da Alberta e dalla sua amica (scomparsa misteriosamente anch'essa dal film) che viene ritrovata cadavere nel Tevere a Roma. Si dissolve in questo modo ogni motivazione plausibile per quanto accade nella trama; non si capisce nemmeno se la povera Alberta si sia effettivamente suicidata o se sia stata ammazzata. Si riduce tutto alle foto di nudo, con l'aggiunta di un certo masochismo da parte del fotografo (che grazie a Dio, non è descritto come uno "schifoso pederasta" come aveva fatto Scerbanenco), anche se qui la figura si sdoppia, con Rufus a fungere da semplice assistente di Adorf, e l'alcolismo del giovane Davide diventa una mera scusa per mettere continuamente in scena bottiglie di J&B e Chivas. Gli spunti interessanti del romanzo "Venere privata" di Scerbanenco in questa coproduzione italofrancese (con prevalenza transalpina quanto meno nel cast), si indeboliscono e scoloriscono nelle corse e negli inseguimenti a bordo di auto sportive. La Milano livida e triste del romanzo, quella delle case di ringhiera e di Metanopoli meritano un cenno fugace e gli attori scelti dal regista francese, qui alle prime armi, non corrispondono in niente all'idea che ci si fa leggendo il libro. Se Bruno Cremer può ricordare almeno fisicamente il Duca Lamberti descritto da Scerbanenco (ma il suo atteggiamento spesso guascone da James Bond de noantri non si addice al personaggio malinconico che tornerà in altre opere dello scrittore milanese di origine ucraina), Renaud Verley è agli antipodi del personaggio cartaceo: con quegli occhietti furbi non ricorda nemmeno lontanamente il bistullone taciturno descritto da Scerbanenco. Non parliamo delle donne: la Carrà è sicuramente una delle dieci peggiori attrici della storia e la sconosciuta Marianne Comtell che interpreta il bel personaggio letterario di Livia Ussaro, privato anch'esso nel film delle motivazioni che la spingevano ad agire come vediamo, è una presenza estranea al corpo del film e alla storia scerbanenchiana nella sua totalità. Mario Adorf è confinato in una parte marginale che non fa nemmeno in tempo a svolgersi perché il film a quel punto è già finito. Non è sempre detto che i film tratti da opere letterarie debbano attenervisi pedissequamente, ma questo "Caso 'Venere privata'", pur tradendo (malamente) il romanzo da cui è tratto, non ha la dignità di opera autonoma.

Raffaella Carrà

Riesce a fare pessima figura d'attrice pur in una parte di pochissimi minuti.

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