Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Sebbene Carlo Verdone sia conosciuto dal grande pubblico sostanzialmente come un autore comico, icona della romanità più becera e divertente, è innegabile che nei suoi film vi sia quasi sempre una nota malinconica, che si concretizza nella rappresentazione di personaggi tanto macchiettistici quanto soli, goffi e impreparati di fronte alle difficoltà della vita. La vena “drammatica” di Verdone - se così possiamo chiamarla - trova pieno compimento in questo Compagni di scuola, in cui alcuni ex-compagni di classe si ritrovano a distanza di anni per stare un po’ insieme durante una festa. Presto la situazione diventerà tesa, in quanto molti si portano dietro situazioni di vita difficili o addirittura drammatiche, che faranno triste eco in compagnia dei vecchi amici. Abbiamo il burino arricchito (Angelo Bernabucci); il cantante che non è riuscito sfondare (Christian De Sica); il “patata” (lo stesso Verdone) timido professore imprigionato in una vita famigliare infelice e innamorato di una sua studentessa; il politico cinico (Massimo Ghini) che si fa accompagnare alla festa dalle guardie del corpo e così di questo passo. Appena si trovano insieme, i vecchi compagni si faranno immediatamente giudici gli uni degli altri, sfogando le loro malignità dietro la battuta e lo scherzo innocente. Prima vittima sarà Fabris (Fabio Traversa), un pover’uomo che peggiorato nell’aspetto fino a diventare irriconoscibile, verrà sfottuto da tutti fino a quando sarà costretto a lasciare la festa. Ma presto tutti - chi più chi meno - mostreranno le frustrazioni, i problemi e i fallimenti che si portano sulle spalle. Sebbene le scene comiche anche riuscitissime non manchino (basti pensare a quando il patata incontra la moglie cafona e il figlio piccolo che tenta di bucargli le ruote della macchina), a dominare è un climax triste e cupo, che Verdone-regista mantiene con mano ferma dall’inizio alla fine. La morale è quella che è: la vita non fa che peggiorare quei difetti che già in auge abbiamo dentro di noi, amplificandoli e non di poco, trasformandoci in “maschere” da cui è impossibile uscire. Ancorché alcuni passaggi appaiano un po’ eccessivi e forzati (il politico che seduce la studentessa di cui è innamorato il patata è uno di questi), e Verdone abbia fatto ricorso a personaggi che possono risultare un po’ troppo stereotipati, il film è senz’altro riuscito e - ingiustamente sottovalutato dalla critica - colpisce nel segno. Ottima l’interpretazione di tutti gli attori e una delle prove più mature di Verdone regista.
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