Regia di Budd Boetticher vedi scheda film
Un ex sudista arriva in un paese dove il boss locale deve sposarsi in quello stesso giorno: lo ha finalmente trovato dopo tre anni di ricerche, e ora intende ucciderlo. Comincia come una tradizionale storia di vendetta, il cui movente viene rivelato a poco a poco e poi ribaltato a sorpresa (la moglie era stata sedotta e poi si era uccisa, ma già prima era una poco di buono). Tutto è concentrato: l’ambientazione è in interni e in strade circondate da edifici (tranne le scene iniziali, che mostrano una diligenza in viaggio) e la vicenda si svolge nel giro di poche ore, con l’orologio del bar che scandisce il tempo in stile Mezzogiorno di fuoco. Anche quello che dovrebbe essere il momento clou viene privato di ogni aura mitica: il duello finale, a dispetto del titolo, non è affatto decisivo. E se al termine Randolph Scott si allontana da solo come un tipico eroe della frontiera, mentre alle sue spalle le coppie si rimescolano e i cittadini hanno recuperato la libertà, non c’è pericolo di confonderlo con il John Wayne di Sentieri selvaggi: non è un vincitore che si autoesclude dall’ordine civile dopo aver contribuito al suo ripristino, è solo uno sbandato che ha perso tutto e non ha combinato nulla. Insomma: un western di sorprendente modernità, che svuota dall’interno le regole del genere. Intraducibile il gioco di parole del titolo originale, dove Sundown è anche il nome del paese che fa da teatro all’azione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta