Regia di Jack Hazan, David Mingay vedi scheda film
Film di non eccelso valore intrinsecamente cinematografico, Rude Boy è comunque un documento di notevole importanza su quello che un tempo era colpevolmente considerato un fenomeno di sottocultura come il punk. Questo lavoro, a metà tra il documentario e la fiction, vede al centro la figura di un allampanato giovanotto di Londra che lavora in uno squallido negozio di materiale editoriale pornografico. Il giovane, che frequenta pericolose amicizie nell'estrema destra (esplicitamente neonazista), aspira a diventare un roadie - un tuttofare che accompagna un gruppo rock in tournée - dei Clash, band di punta del movimento punk delle origini, ideologicamente collocata a sinistra.
La storia del film è quella della presa di coscienza da parte del protagonista, del proprio disadattamento, culminata nel dialogo finale con Joe Strummer, al quale consiglia di non occuparsi di politica nelle canzoni dei Clash. Allo stesso tempo, i componenti della band si rendono conto che Ray (questo il nome del giovane) è inadatto a fiancheggiare un gruppo musicale engagé come i Clash: il chitarrista Mick Jones avverte chiaramente il giovanotto che lo sta tenendo d'occhio per le sue idee politiche e per la sua tendenza a bere troppa birra. Del resto, anche alcuni componenti dei Clash non erano alieni dal commettere cavolate, come dimostra il processo subito da Paul Simonon e Topper Headon per avere ammazzato a fucilate alcuni piccioni.
In questo senso, Rude Boy rappresenta anche un primo bilancio sull'esperienza dei Clash (e forse del punk), anche se per una riflessione più meditata - nonché per un ritratto senza peli sulla lingua di Joe Strummer, a distanza di qualche anno dalla sua morte - bisognerà aspettare Il futuro non è scritto (2007).
In ogni caso, emoziona chi scrive vedere ed ascoltare Strummer che sul palco canta White Riot o I Fought The Law, ma anche gli inni relativi al problema razziale come Guns of Brixton o Rudie Can't Fail.
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