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Vivere due volte

Regia di María Ripoll vedi scheda film

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La recensione su Vivere due volte

di silviodifede
9 stelle

La malattia del protagonista viene affrontata con classe e tatto, per un film che miscela benissimo il dramma del soggetto con situazioni che strappano più di qualche risata.

Un ex professore universitario di matematica (Oscar Martinez) scopre di avere l'Alzheimer. Nel momento dello sconforto ripensa alla ragazza per cui aveva una cotta giovanile e, incoraggiato soprattutto dalla nipotina Blanca (Mafalda Carbonell), inizia a cercarla a decenni di distanza, raggiunti dalla figlia Julia (Inma Cuesta) che dal canto suo è in crisi col marito (Nacho Lopez).

 

Per un soggetto non esattamente originalissimo, uno di quei film per cui c'è da ringraziare Netflix, artefice della distribuzione italiana (per quanto non produttori originali del film in questo caso): se non fosse stato per la piattaforma di streaming, non avremmo conosciuto questa pellicola spagnola forte di una scrittura garbata e ispirata, che riesce a fondere con tatto una notevole dose di ironia sofisticata con il prevedibile tono drammatico dovuto alla malattia del protagonista, il quale alterna momenti di assoluto smarrimento a momenti di sorprendente lucidità.

La forza del film è nello stile, che commuove senza eccedere (se non negli ultimissimi minuti) sulla facile emotività, che anzi riesce a miscelare con continuità momenti toccanti a situazioni capaci di strappare risate, mantenendo un ritmo omogeneo con toni bassi e senza ricorrere alla facile spettacolarizzazione. In poche parole una gemma, piena sì di sentimenti forse anche "facili" ma gestiti in un modo che conquista anche chi non apprezza particolarmente le situazioni melodrammatiche.

La malattia del protagonista viene gestita con costrutto e la sceneggiatura è talmente ispirata che persino i temi social (trattati in modo ridicolo dal 90% del cinema attuale) non sono forzati, anzi sono inseriti in modo piacevole, tanto che risulta pure tenero (oltre che divertente) il modo con cui la nipotina al passo coi tempi prova a insegnare all'anziano il mondo delle nuove tecnologie.

 

A piacere poi sono anche le interpretazioni, a iniziare proprio dalla nipote, la giovanissima Mafalda Carbonell, ragazzina che peraltro ha dovuto affrontare già i propri problemi seri nel corso della sua giovane vita: la figlia del cantante e umorista Pablo Carbonell è nata con una forma di artrogriposi multipla congenita che limita i suoi movimenti (e lo si può vedere anche nel film), tanto da aver dovuto subire già quasi una dozzina di operazioni a soli 11 anni di età. E' lei l'elemento in più del film perché, a differenza di tanti attori giovanissimi utilizzati in pellicole simili, a spiccare è la sua spigliatezza e la sua simpatia naturale, tanto che probabilmente le parti migliori e più gustose del film sono quelle derivanti al suo rapporto con il protagonista.

Da par suo Oscar Martinez è assolutamente convincente nel ruolo di primo piano, capace di commuovere nella sua interpretazione e di divertire con ficcanti battute sarcastiche.

 

Finale prevedibilmente strappalacrime, ma che è adeguatissimo al contesto, che anzi risulta piacevole per il modo scelto dagli autori di chiudere questa storia.

Davvero un bel film, dotato anche di una certa classe stilistica.

 

Voto: 9

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