Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
“I compagni”, insieme con “La Grande Guerra”, rappresenta la vetta della produzione “seria” di Monicelli, un regista del quale non sempre è stata riconosciuta l’effettiva grandezza. Questa pellicola ha il pregio di raccontare le lotte collettive operaie in Italia alla fine dell’Ottocento, tema rarissimamente affrontato: personalmente non sono a conoscenza di film analoghi anteriori o posteriori a questo.
La storia si svolge a Torino alla fine dell’Ottocento e narra la lotta degli operai per ottenere migliori condizioni di lavoro, a partire dall’orario: 14 ore di lavoro al giorno per sei giorni la settimana dalle 6.00 alle 20.30 con mezz’ora appena di pausa pranzo. L’estenuante, e incredibile al giorno d’oggi, orario insieme con l’insicuro ambiente di lavoro provoca facilmente incidenti ed uno di questi dà l’avvio alla rivolta della quale diventa guida ed ispiratore il socialista professor Sinigaglia (Marcello Mastroianni), fuggito da Genova perché ricercato, straccione ma avveduto e dedito ad ideali umanitari, e che trasforma la protesta in uno sciopero a oltranza.
Il film segue la strategia dell’aristocratico padrone e dei suoi viscidi tirapiedi, volta dapprima a rabbonire gli operai con miseri contentini, poi a colpirli con ogni mezzo, sfruttando amicizie e conoscenze o facendo intervenire altri miseri lavoratori disoccupati come crumiri, a cui gli operai rispondono colpo su colpo, spronati dal professore che diventa quindi il bersaglio del padrone. Nel momento decisivo della lotta, quando entrambe le parti sono stremate, i padroni, circuendo uno dei loro capi inducono gli scioperanti a rientrare, ma con una vibrante e bellissima arringa il professore ribalta la situazione e convince gli operai ad occupare la fabbrica, che è la loro perché vi passano la vita. Ricorrendo alla forza pubblica ed all’uso delle armi il padronato stronca la rivolta, ma le coscienze degli oppressi sono state risvegliate.
Trovo che il film, nonostante gli anni trascorsi, sia ancora di grande attualità nella società attuale, non negli aspetti esteriori ma nella sostanza, merito di Monicelli che senza indulgere ad espedienti retorici o a facili patetismi, ma con un secco stile documentaristico, ammorbidito da qualche notazione ironica, rende perfettamente la miseria materiale dei proletari oppressi e la miseria morale dei borghesi oppressori il cui unico ideale è il profitto. Nel film corale, giustamente dato l’argomento, in cui non meno di dieci personaggi hanno peso, spiccano comunque le grandi interpretazioni di Mastroianni e di Folco Lulli; splendido il bianconero di Giuseppe Rotunno.
In conclusione, giudico “I compagni” un capolavoro della filmografia italiana che sarebbe opportuno proiettare nelle scuole come lezione di storia.
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