"Ma che voce e voce! Confronto a te Romina Power è Albano".
Un magnate russo appassionato di fenomeni anni '80, chiede ad uno stravagante manager musicale italiano spesso in rapporti con il mondo russo, affinché gli metta a disposizione il gruppo canoro ormai sciolto da tempo dei popcorn, una band riuscita ad arrivare alla notorietà grazie ad una frettolosa hit di una sola estate.
Il manager, galvanizzato dalla somma offerta dal magnate, si predispone con scrupolo, ma senza particolare convinzione, alla ricerca dei quattro membri, tutti economicamente spiantati e sul lastrico. Nessuno sulle prime ha intenzione di tornare a calcare i palchi con il resto del gruppo, ma di fronte ad una offerta irrinunciabile per ognuno, a denti stretti tutti si convincono ad accettare, partendo alla volta della Russia.
I quattro più il manager si troveranno coinvolti, più che in un semplice concerto alla memoria dei bei tempi, in un complotto ordito dalla bella Olga, guardia del corpo e manager del magnate, predisposta a portare avanti un piano per derubare il suo ricco padrone. I cinque imbranati tenteranno di fare il doppio gioco, sostituendosi alla bella traditrice.
Con conseguenze spassose e piuttosto imprevedibili.
Nonostante i magri incassi (anche indipendentemente dall'effetto virus in corso) e la scarsa attenzione mediatica, La mia banda suona il pop convince sia come scrittura - in equilibrio tra action e brio, battuta divertente e una equa distribuzione delle parti comiche tra i cinque protagonisti, sia per scelta dei cinque validi e noti interpreti.
Nulla di trascendentale, ma il minimo comune denominatore per una commedia che centra il bersaglio di un divertimento sciolto e ben organizzato, ove anche la rozzezza di certe battute si rende coerente con le ridanciane situazioni previste dalla bizzarra storia.
A convincere una solida sceneggiatura che non punta su alcuna novità, anzi tutto al contrario, ma che risulta in grado di giocarsi bene le sue carte giostrandosi tra commedia degli equivoci e giallo brillante.
Onore al merito a Fausto Brizzi, che dà vita ad una commedia con le carte in regola per ottenere meritati consensi, ma che invece è risultata passare inosservata molto più che altre operazioni decisamente meno riuscite ed ispirate.
In questo contesto, molto ben assortita risulta l'alchimia che viene a crearsi tra gli interpreti, tutti coerenti e in parte, e che meritano di essere citati tutti e lodati in egual misura: Diego Abatantuono, Christian De Sica, Angela Finocchiaro, Massimo Ghini, Paolo Rossi.
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