Regia di Francesco De Robertis vedi scheda film
De Robertis, ufficiale di marina cimentatosi nel cinema, iniziò con "Uomini sul fondo" un ciclo di film di carattere quasi documentaristico incentrati su uomini e mezzi navali. Occorre considerare il periodo in cui questo film venne prodotto: durante la II Guerra Mondiale, dopo numerosi rovesci in terra e in mare per l'Italia, fino alla tragedia di Capo Matapan. Si era infatti nel 1941 e occorreva fornire un messaggio rassicurante alla nazione per mostrare, nonostante tutto, l'efficienza e il morale alto con i quali uomini e mezzi della Marina agivano. La tentazione di sconfinare nella retorica (dato il periodo) è imbrigliata da De Robertis in maniera felice, utilizzando attori non protagonisti (pur essendo marinai e ufficiali autentici) per scene dal taglio sobrio, efficace, rapido (verrebbe da dire "moderno") e per conferire al film un livello di tensione verosimile e realistica. E' un film che racconta il reale senza retorica e anticipa il "Neorealismo" postbellico. Si può trovare del nazionalismo (a questo punto tollerabile) nelle scene del dispiegamento e nell'efficienza con cui vengono effettuati i soccorsi ma non tanto da apparire pesante come l'antiretorica del "piangersi addosso" degli anni del dopoguerra, assurta a marchio di fabbrica nazionale anche quando l'eco delle esplosioni e delle cannonate era cessato da molto tempo. Anche la puntualizzazione dell'efficienza tecnica di certi apparati mostrati nel sommergibile ci può a questo punto stare: basta vedere a che livelli giungeanno questi "trucchi" propagandistici in regimi che seguiranno.
Sintetica, essenziale, agile: moderna.
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