Regia di Francesco De Robertis vedi scheda film
Iniziato prima dell'entrata dell'Italia in guerra ed uscito circa un anno dopo l'intervento, "Uomini sul fondo" è un film che dovrebbe essere proiettato nelle scuole di marina, anche se il suo contenuto squisitamente tecnico è, a distanza di sessantasei anni, superato. E', appunto, un documentario con un filo di trama per mostrare le meraviglie della tecnologia sottomarina italica e lo spirito indomito dei soldati della regia marineria, e quindi il film è difficilmente proponibile a un pubblico cinematografico "normale". Va anche detto che se c'è un pregio in Uomini sul fondo (a parte sequenze fortemente ispirate al cinema sovietico, in particolare di Eisenstein e Dovzenko) è che manca quasi del tutto la retorica fascista, e non è un merito da poco, soprattutto considerando i tempi. Addirittura De Robertis sembra mettere in contrapposizione le parole vuotamente ottimistiche dello speaker della radio, che annuncia il rapido salvataggio di tutti i marinai rimasti intrappolati nel sommergibile inchiodato a decine di metri di profondità, e le reali condizioni psicofisiche di quei soldati che rischiano di fare la fine del topo (come capitò qualche anno fa all'equipaggio del Kursk, in Russia) e lo sanno benissimo.
A parte questo, però, va detto che con tutto il valore e la buona volontà che contraddistingue il nostro glorioso popolo italico, guardando questo film ci scappa più di qualche romanissimo sbadiglio.
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