Regia di Jon Knautz vedi scheda film
Thiller psicologico con deriva slasher, interpretato da due ottime attrici.
Alice (Alexis Kendra), distratta nelle faccende domestiche dalla relazione amorosa con Michael (Stelio Savante), un uomo sposato, pensa di assumere una donna delle pulizie. La scelta ricade su Shelly (Rachel Alig). Tra le due donne si instaura un rapporto di reciproca fiducia, al punto che Alice le racconta diversi dettagli della sua vita privata e, in particolare, della relazione segreta con il suo amante.
Jon Knautz aveva debuttato nel 2010, girando come primo lungometraggio un horror dal titolo The shrine. Prima di arrivare a The cleaning lady, Knautz realizza svariati corti, con in mezzo altri due thriller: Girl house (2014) e Goddes of love (2015). Tutti lavori rimasti inediti nel nostro paese anche se, molto probabilmente, questo angosciante e macabro The cleaning lady troverà la via dell'home video anche in Italia. Diversamente non si potrebbe comprendere come, un film di questa qualità, possa passare inosservato anche al più ingenuo distributore. Sostanzialmente si tratta di un thriller dai risvolti luttuosi, che poggia saldamente sulla linearità della sceneggiatura (ad un paio di flash back spetta il compito di informare sulla tragica infanzia di Shelly) e -in modo particolare- sulle due eccezionali protagoniste: l'estetista interpretata da Alexis Kendra (splendida "Barbie" in pelle e ossa, destinata ad un finale imprevedibile quanto impressionante) e la spaventosa "ragazza delle pulizie", ovvero Rachel Alig truccata in vecchio stile, alla Lon Chaney (sfigurata in volto, spesso in posture agghiaccianti e dalle movenze inconsuete e irregolari).
Knautz lavora sul piano psicologico, sorretto nella stesura dello script proprio dalla stessa Kendra, qui non solo abile attrice ma pure dotata di fantasiosa e tetra immaginazione come scrittrice. Se nella prima ora del film la coppia Knautz/Kendra lavora in sceneggiatura per sottrazione (in senso puramente thriller), con dettagliato e approfondito sviluppo della traumatica conseguenza generata dall'incontro -del tutto casuale- tra due donne apparentemente opposte (l'una bella e affermata economicamente, l'altra deforme e costretta a vivere nella sporcizia), la parte finale prorompe cinicamente in uno slasher puro (la maschera indossata da Shelly, frutto di un calco del viso fatto ad Alice) mimetizzato sotto sembianze di giallo. Un paio di deliranti scene violente, complice l'acido fluoridrico, contribuiscono poi a rendere ancora più nera la già deviata, degradante e allucinata psicologia che anima le intenzioni della giovane vittima, in passato oppressa, sfruttata e maltrattata prima della madre, poi dall'entourage di orribili pedofili, quindi dalla società. Giovane vittima alimentata nell'infanzia solo da una incalcolabile dose di sofferenza, il cui effetto, protratto nel tempo, ha generato un mostro (letteralmente), molto male orientato verso una concezione di bellezza -e vaga giustizia- tipicamente americana. Perchè, secondo la plausibile logica che sta alla base dell'intera narrazione, il gene del Male non sempre sta celato nel DNA dell'essere umano. Mostri, talvolta, si diventa.
"La disperazione è il prezzo che si paga per l’auto-consapevolezza. Guardate profondamente nella vita, e troverete sempre la disperazione." (Irvin D. Yalom)
F.P. 10/10/2019 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 90'17")
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