Regia di Mikael Salomon vedi scheda film
A Hard’s Rain A Gonna-Fall
Salve, sono l’acqua. Non l’Acqua in generale, che so, quella dei mari, degli oceani o delle fogne metropolitane, ma la piccola acqua della città di Huntingburg, Indiana. Quella intrappolata dentro il decrepito bacino cittadino, che ha stabilito la mia forma contenendomi per decenni, un parallelepipedo liquido sui lati lunghi, ed un muro in cemento su quello corto. Fino ad oggi, dicevamo, perché grazie all’aiuto della copiosa pioggia caduta finora, un lontano parente (da parte di madre), ho finalmente potuto riconquistare la libertà. Effimera, si penserà, prima di essere pompata via, assorbita o di evaporare per iniziare un altro ciclo vitale. Nel frattempo, finalmente potrò conoscere ogni anfratto della cittadina che mi ha “ospitato”, ogni ponte vicolo e terreno, e sondarne la resistenza e la permeabilità, oltre a potermi sgranchire cambiando forma. L’esondazione si può considerare una specie di stretching, per noi liquidi, un allungamento rigenerante di energia troppo a lungo compressa e ingabbiata. Capita raramente e quindi ne va goduto ogni attimo. Cosa che farei tranquillamente, se non fosse per questa decina di scalmanati umani che, invece di andarsene come tutti gli altri, continua ad agitarsi sulla mia superfice. Disturbandomi e infastidendomi a livello molecolare con continui tonfi, esplosioni, spari e solcandomi con quei fastidiosissimi fuoribordo. Che mi irritano la superficie, Impedendomi il tranquillo defluire e il lungamente atteso esondare. Hanno perfino elettrificato alcuni miei rami periferici ! Spero che se ne vadano presto, in modo da poter riorganizzare i flutti. Scusate lo sfogo, di solito non mi agito mai (ah, i bei tempi irruenti da giovane torrente) e ancor meno serbo rancore (l’acqua non ha molta memoria, dopotutto), ma il baccano prodotto dai fastidiosi terricoli, persi nelle loro inutili beghe, infastidirebbe fluidi più statici di me…Ci si vede in giro, allora, magari la prossima volta sarò in forma gassosa !
Il film, uscito nel 1998, fu un clamoroso flop: nonostante notevoli introiti nelle prime settimane di programmazione U.S.A., incassò alla fine solamente circa 19 milioni di dollari (su un budget di 70 milioni) e la produzione riuscì a limitare i danni (e rientrare delle spese) solo grazie agli incassi mondiali ed al mercato dell’home-video. Da allora è diventato il classico riempitivo per serate televisive infrasettimanali (o di fascia bassa pomeridiano-serale domenicale), al di là dei suoi reali demeriti.
Perché il regista Mikael Salomon (“The Abyss”, “Cuori Ribelli”, due episodi della serie TV “Band of Brothers”) è abile nell’assecondare la rutilante sceneggiatura scritta da Graham Yost, già all’opera in “Speed” di Jan De Bont, con riprese suggestive e dal forte impatto, precise e non vuotamente virtuosistiche ma efficaci nel seguire le numerose evoluzioni, acquatiche e non, di tutti i protagonisti. Discreta anche la resa delle numerose sparatorie, effettivamente un po’ alla John Woo, ma mai eccessivamente derivative. L’unico evidente difetto può essere addebitato alla debole efficacia dei momenti ironici, non fastidiosi ma malamente integrati nel racconto (soprattutto nel finale) e una certa prevedibilità di fondo, ma da un film action generalista come questo nessuno poteva certo aspettarsi un’innovazione delle codifiche di genere. Felice anche la scelta degli interpreti principali, non al massimo ma encomiabili per impegno (Christian Slater e Morgan Freeman), e degli impeccabili caratteristi di contorno (Randy Quaid, Minnie Driver, il grande Edward “Lou Grant” Asner, Dann Florek e Wayne Duvall); soprattutto per aver recitato tutto il film, praticamente, sempre a mollo o sotto una pioggia battente (chissà i raffreddori !) nell’ottimo e spettacolare impianto scenico
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