Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Un film sopravvalutato nel circuito western soprattutto per via del fatto di esser stato diretto da Tinto Brass. Girato controvoglia dal regista, costretto dal produttore a fare uno spaghetti western per cavalcare il successo del genere, l'opera ruota attorno a una sceneggiatura per nulla originale che si rifà al classico bounty killer sbruffone che si infiltra in una banda di messicani, viene pestato dagli stessi e poi li elimina uno a uno.
Se sceneggiatura e soggetto sono dunque mediocri, lo stesso non può dirsi per la messa in scena. Brass opta per un taglio quasi allucinato che si distingue dalle canoniche regie. Riprende con dovizia di particolari orecchie, occhi, mani; posiziona la mdp controluce dando vita a immagini sfuocate, sceglie una fotografia caldissima dove giallo, arancione e rosso dominano incontrastati.
Il regista offre poi un'ottima sequenza in cui Leroy (il protagonista) sifda la banda di Celi (eccelsa la sua prova) in un luogo desolato, nascondendosi dietro file di mattoni (belle le riprese tra le file decementificate per catturare gli occhi di Leroy che sbirciano sull'esterno). Curiosa la tortura a cui viene sottoposto Leroy (legato a una ruota a cui viene incendiata tutta la parte esterna, a ricordare il cerchio di fuoco all'interno del quale uno scorpione finisce per suicidarsi). Non manca qualche scena un po' piccante (per l'epoca), di sicuro pretesa da Brass quasi a voler lasciare una sua firma sull'opera (che poi lo stesso voleva disconoscere per un montaggio non congeniale alle sue intenzioni).
Carina la colonna sonora, onirici i titoli di apertura. Nel complesso un'opera curiosa per la messa in scena, trascurabile invece per la storia. Voto: 6
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta