Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film
Fra melodramma (sceneggiata alla napoletana, per meglio dire) e musicarello in anticipo sui tempi: Il pescatore di Posillipo è soltanto un veicolo cinematografico per le potenzialità canore del protagonista Giacomo Rondinella, in quel momento all'apice del successo. Fra il 1953 e il 1954, infatti, il cantante e attore originario siciliano interpretò con ruoli più o meno importanti ben sedici (!) pellicole; fra queste anche lungometraggi di Pàstina (Lettera napoletana), Mastrocinque (Napoli terra d'amore), Majano (Cento serenate), come si può notare dai titoli, quasi sempre a sfondo partenopeo. Difficile dire qualcosa di positivo di questo Pescatore; la trama è stantia e già all'epoca sicuramente risultava datata, la consistenza di dialoghi e situazioni è scarsina e tutto è mirato fin dal principio al più inevitabile dei lieti fini: inutile accanirsi, certo, ma è altrettanto chiaro come il prodotto fosse di medio-bassa qualità già nell'immediato dell'uscita. Accanto al prestante Rondinella ci sono volti più o meno noti (Otello Toso, Anna Arena, Beniamino Maggio, la quasi esordiente Cristina Grado), ma nessuno in grado di fare la differenza, quantomeno sul cartellone: ulteriore dimostrazione della fama di cui godeva il protagonista al momento. L'unica curiosità legata a questa pellicola sta nel fatto che si tratta del debutto dietro la macchina da presa del 27enne Giorgio Capitani, che avrà davanti a sè una dignitosa carriera ultracinquantennale di mestierante fra cinema di genere, commedie e fiction televisive. 2,5/10.
Pescatore napoletano nei debiti si vede requisita la barca; gioca così il jolly improvvisandosi cantante: con un'ugola straordinaria incanta subito ogni platea, accettando una tournèe sudamericana, nonostante la gelosia della sua donna.
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