Regia di Dino Risi vedi scheda film
A seguito di un indagine condotta con un po' troppa disinvoltura in rapporto al contesto - il Vaticano - il commissario di polizia Natale Lo Gatto è trasferito sull'isola di Favignana, facente parte dell'arcipelago delle Egadi, in Sicilia. D'inverno, la vita scorre tranquilla; d'estate l'isola è invasa da turisti, i quali si riversano sulle spiagge e nei locali notturni. Wilma Cerulli, bella villeggiante da poco sbarcata, scompare; la scia di sangue visibile sul pavimento del suo appartamento ed un'audioregistrazione rinvenuta al suo interno lasciano pensare ad un omicidio. Felice di tornare in azione e con l'aiuto dell'invadente reporter di un quotidiano locale, il commissario Lo Gatto inizia a scavare nella vita privata della donna svelando una rete di relazioni tra frequentatori abituali della località turistica. Ognuno tra loro potrebbe essere l'assassino; ma che fine ha fatto il corpo della donna ? Alcuni elementi, quali l'aver scelto Lino Banfi per il ruolo del commissario, l'utilizzo di luoghi comuni del genere - esempio, l'aver affiancato al protagonista un attendente piuttosto remissivo e non molto sveglio, Gridelli, interpretato da Maurizio Ferrino, la presenza in scena di diverse donne, disinibite e molto poco vestite, farebbero pensare che "Il Commissario Lo Gatto" sia una commedia sexy leggera come molte altre, ma non è assolutamente così. Dino Risi, regista d'esperienza, ne fonde i canoni con quelli del genere poliziesco ed introduce diversi temi di critica sociale. Il protagonista non è uno sciocco; è un uomo che crede nel proprio ruolo e tenta d'esercitarlo con imparzialità e dedizione. Proprio per questi motivi finisce in "esilio" nell'isoletta siciliana, ove inizialmente si annoia; successivamente, ha la possibilità di tornare ad indagare applicando un metodo investigativo classico. Per svelare il mistero della donna scomparsa, scava nel suo passato e nella sua rete di amicizie, ascoltandone i conoscenti, i quali, a loro volta fanno i nomi di altri personaggi potenzialmente coinvolti. Emergono relazioni torbide, rapporti aperti, insoddisfazioni sentimentali, la scelta di riempire vuoti esistenziali orientando su base edonistica la vita. Si cerca la soluzione tra borghesi ricchi ed annoiati e loro cortigiani, i quali invadono l'isola nei mesi caldi turbandone la tranquillità. E' evidente il contrasto tra questi personaggi ed i "nativi", persone dall'indole trasparente, ancorchè veraci - esempio, le tre sorelle Patanè - sottolineato altresì dalla differenza di toni ed ambientazioni tra la prima parte del film, volta a descrivere Favignana, con il suo porto, il piccolo e tranquillo borgo ed suoi abitanti, e la fase successiva, ambientata tra locali notturni, spiagge gremite, stabilimenti; descrive la "secolarizzazione" di un ambiente presentato inzialmente quasi sospeso fuori dal tempo. Buona interpretazione per un Lino Banfi il quale porta in scena il proprio repertorio e la sua espressività, e non perde mai, nelle vesti del solerte commissario, il controllo della situazione. Ho trovato l'epilogo un po' troppo sbrigativo; vi si arriva avendo potuto intuire quale sia stata la sorte di Wilma Cerulli, ma la spiegazione offerta in un'arena, alla presenza di tutti i coinvolti, fa crollare d'improvviso la curiosità accumulata, che non è poca. Sono di sfondo al racconto diversi elementi i quali all'epoca segnavano in negativo la nazione; mafia, una classe politica abituata ad fare un uso discrezionale del proprio potere, un costante pericolo di attentati, la debordante influenza dei media (nello specifico, la stampa) sulle attività istituzionali. Gradevole è la colonna sonora, ricca di brani pop dell'epoca; "Il Commissario Lo Gatto" è un film ambivalente. Lo si può vedere a fine d'intrattenimento, o anche con l'intento di coglierne gli spunti di critica sociale. Per entrambe, ci si può dire soddisfatti !
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