Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
VOTO 10/10 Uno di quei film che sono riuscito ad apprezzare soltanto dopo averlo visto più volte. Alla prima visione mi sembrò statico, anticinematografico, come se fosse una natura morta dilatata alle dimensioni di un lungometraggio, per quanto breve. Soltanto in seguito sono riuscito ad apprezzarne lo splendore pittorico delle inquadrature, con l'uso di filtri azzurrini e prospettive distorte, e la densità filosofica dei dialoghi, che rimanda più volte al tema della morte e della solitudine dell'Uomo su questo pianeta. Certo, è un film per pochi, elitario, senza una vera e propria trama, che si pone come una sorta di sfida per lo spettatore più temerario... Per apprezzarlo bisogna compiere uno sforzo di immedesimazione nella sofferenza spirituale dei personaggi: siamo nel misticismo di matrice slava che nel cinema ha avuto come massimo rappresentante Andrej Tarkovskij, di cui Sokurov è una sorta di erede naturale. Insieme a "Il sole" sull'imperatore Hirohito, uno dei film più affascinanti di Sokurov, vero capolavoro del cinema al crepuscolo del primo secolo della sua Storia, opera che ha stregato la critica e mandato in visibilio personalità disparate come Martin Scorsese, Susan Sontag e Nick Cave (che si dice abbia pianto per tutta la durata del film). L'assenza di narrazione è compensata dalla ricchezza plastico-figurativa delle immagini, con espliciti riferimenti al paesaggista Caspar David Friedrich, e da una meticolosa tessitura sonora. Gli attori sono non professionisti, e, per quanto indubbiamente efficaci, sono usati un pò alla maniera dei modelli di Bresson, dunque semplici strumenti nelle mani del regista.
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