La recensione su La casa del diavolo

di alan smithee

7 stelle

Le sbarre non sono certo sufficienti a fermare la cattiveria che fa vivere e dà un senso all'esistenza e alla missione di morte che il trio di "assassini nati" rappresentato da Capitan Spaulding, Otis e Baby ha così fruttuosamente portato a termine sin dalla seconda metà dei Settanta.

Se dal secondo, ottimo film della serie, La casa del diavolo, sono trascorsi 14 anni, nel percorso dei tre folli assassini, di anni ne sono passati comunque almeno 10. Se l'infervorato capobanda Spaulding viene condotto al patibolo (soluzione narrativa resa ahimè necessaria dalle precarie condizioni dell'attore feticcio di Zombie, Sid Haig, deceduto proprio tre mesi orsono), per gli altri due il destino è decisamente e clamorosamente più clemente: Ossie (Bill Mosekey) viene fatto evadere dal fratellastro Winslow (Richard Brake), mentre la bella e pericolosissima Baby, ritenuta immeritevole di libertà vigilata, viene fatta evadere grazie ad una sanguinosa estorsione che i due delinquenti organizzano a spese del direttore del carcere ove è detenuta la bionda.

Bill Moseley, Richard Brake, Sheri Moon Zombie

Altra strage, altro sanguinoso capitolo necessario a portare i tre fuggiaschi in fuga verso il Messico, ove i tre diventeranno gli eroi di una resistenza eroica nei confronti di un ancor più inquietante cartello di terroristi in cerca di vendetta. Ecco come il cinema mitizza a tal punto i mostri, da tramutarli e mitizzarli in personaggi se non certo umanamente positivi, almeno caratterialmente quasi simpatici, familiari, con una parvenza di umanità che ci costringe quasi ad accettarli come tali. Forse perché al peggio non c'è mai limite; forse perché nella follia assassina che soinge avanti i tre, si annida comunque qualcosa di umanamente riconoscibile che invece è negato ai mascherati, inquietanti loro nemici messicani.

3 for hell segna il ritorno all'opera di Rob Zombie, che conclude la trilogia iniziata con La casa dei 1000 corpi e proseguita a distanza ravvicinata ed assai bene con La casa del diavolo. Sangue a fiumi, cattiveria gratuita ed alta tensione, questa conclusione efferata, spietata, sopra le righe, risulta tuttavia degna ed in linea con la riuscita dei due film precedenti. Tra i personaggi coinvolti, la grande potenzialità ed il fulcro strategico della vicenda si concentrano anche stavolta sulla figura centrale e carismatica che la bella Sheri Moon Zombie continua a riuscire a trasmettere grazie alla sua gradevole presenza, e alla follia contagiosa che il suo sanguinario, ma apoarentemente angelico personaggio sa comunicare, qui più che mai.

Il cinema sporco e scorretto di Rob Zombie forse è un po' passato di moda, ultimamente, ed in fondo la sua epopea del male racconta un po' sempre le stesse cose... Ma l'inquietante cineasta possiede pur sempre, ed in questo film torna ad essere in grado di esprimerlo senza alcun tentennamento, un gran talento visivo e una galvanizzante capacità di ripresa. Ingredienti, questi, che aiutano a far si che il film, strutturato più come un thriller sadico che come un vero horror, funzioni piuttosto bene, scandendo, senza perdere mai colpi, i ritmi efferati di un gioco al massacro che non smette di tenere incollati alla vicenda.

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