Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Cinque storie sentimentali basate sul tradimento: occasionale o ricorrente, per sfogare un istinto o per cercare qualcosa di nuovo, fra menzogne e sotterfugi.
Rifare, tenendo lo stesso identico titolo, un film francese di appena otto anni prima può sembrare un’idea azzardata; ma rifare un film francese di otto anni prima che sembra una brutta commedia all’italiana del periodo decadente del genere, è francamente una mossa molto, molto discutibile. Le pellicole fatte male a episodi le sappiamo fare anche da soli, non c’è bisogno di importarle dall’estero: sempre considerando sensato il bisogno di produrle in generale. Nella trappola è cascato Stefano Mordini, già regista di qualche titolo non proprio memorabile come Provincia meccanica (2005) o Pericle il nero (2016), ma anche di qualche interessante documentario (Paz ’77, del 2001) e di una valida fiction civile quale è La scorta di Borsellino – Emanuela Loi (2018); Mordini inoltre qui adatta il copione originale (di Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Philippe Caveriviere, Stephane Joly e Nicolas Bedos) insieme al protagonista Riccardo Scamarcio e a Filippo Bologna. Nota positiva per il cast, che oltre a Scamarcio vede impegnati tra gli altri Valerio Mastandrea, Valentina Cervi, Laura Chiatti, Massimiliano Gallo e Marina Fois; sulle storie, invero banalotte e piuttosto frivole, e sulla linea narrativa incolore è meglio invece tacere. Il dispiacere aumenta al pensiero che un tempo in Italia lavoravano i maestri delle commedie di questo tipo: Gli infedeli è una scopiazzatura priva di personalità di una loro brutta copia. 3/10.
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