Regia di Drew Bolton vedi scheda film
Dopo una violenza sessuale -a sfondo gay- malfinita a danno dell'aggressore, un gruppo di drag queens e omosessuali viene preso di mira da un killer che indossa una maschera da unicorno. Il massacro si compie a distanza di un anno, durante una esplicita rappresentazione LGBT.
Danny (Alejandro La Rosa), ospite all'annuale "Brooklyn Enema Party", subisce una feroce aggressione con violenza sessuale, dalla quale viene tratto in salvo grazie a una drag queen e un gruppo di gay. L'anno seguente, su pressione degli amici più intimi, viene convinto a partecipare alla nuova edizione del party. Gli amici "particolari" di Danny cominciano però a cadere vittime di un assassino che indossa una maschera da unicorno.
Slasher decisamente insolito, con un killer perverso e violento (in un contesto da commedia mancata) che si accanisce su gay e drag queens. Drew Bolton decide di esordire con questo disturbante low budget (costato circa 150.000 dollari) facendo calcare le scene a veri travestiti e omosessuali di Brooklyn. L'impostazione -con body count- del film è prelevata di peso da più noti thriller (Halloween docet) con assassino mascherato, qui però -invece che ragazze- alle caccia di orgogliose "femmine" con attributi. Se appare decisamente insolito il contesto, quello che davvero infastidisce è una messa in scena dalla duplice connotazione: da un lato Bolton gira con delicatezza una serie di ammiccamenti e corteggiamenti omosex del tutto rispettosi e quasi romantici (valga come prova la seduzione del barista attuata nei confronti di un cliente, conclusa privatamente in un letto a due piazze); talaltra sprofonda nel più becero e volgare cattivo gusto. Ad esempio, una scena di sesso estremo in atto tra due gay -con uno sottoposto a fisting!- si chiude con un tono dispregiativo (il killer recide il braccio del dominante e sgozza il sodomizzato con l'arto ancora inserito nello stomaco), apparentemente sintomo di un totale rifiuto verso i "diversi".
Questo allucinante clima di eccessiva violenza (pur se mai del tutto esplicitata, ma pervasiva concettualmente) si manifesta sin dalle prime sequenze, con l'assassino mascherato intento a farsi fare un blowjob dalla femminile J.J. (Jroyce Jata) per poi eliminarla con un coltello. L'ambiente LGBT è riportato sullo schermo con estremo realismo (essendo i personaggi tali anche nella vita reale) e i dialoghi sboccati -talvolta davvero fastidiosi- non contribuiscono a rendere Killer unicorn film adatto ad un pubblico ordinario. Un manifesto politico (Fuck Trump), affisso nel vivace locale adibito all'annuale "Enema party" (sic), sembra prendere una posizione a favore delle minoranze che si muovono sullo schermo parlando in falsetto, vestendo lustrini e abiti piumati e muovendosi come donne. Ma nel complesso la sensazione è che una vena di immotivato odio -verso l'universo rappresentato- sia il vero fulcro del film.
Da un punto di vista puramente tecnico, Bolton gira discretamente bene, collocando la storia in un contesto di luci colorate (ottima la fotografia) e musiche elettroniche techno e trance decisamente adatte ed efficaci. La sceneggiatura è opera di José D. Álvarez, anche coproduttore e interprete nel ruolo di Puppypup (no comment). Dopo una serie di passaggi in vari festival, Killer unicorn a metà giugno 2019 è uscito nelle sale cinematografiche di Los Angeles ottenendo una ben tiepida accoglienza, stimata in un incasso pari a 24.000 dollari. Bolton si riserva -per fine novembre- il riscatto al prestigioso New York City Horror Film Festival. Comunque vada a finire, il film resta un disturbante, discutibile, esempio di cinema LGBT. A favore (difficilmente) o meno (più probabile) della categoria, sarà il tempo a deciderlo.
"Perché rendere così triste l’essere gay?
Fare ciò che vuoi è okay.
Il corpo è solo nostro, quindi lasciateci stare.
Ed oggi con te stesso mettiti a giocare.” (John Lennon)
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