Regia di Oz Perkins vedi scheda film
Mezzo passo falso per il regista di February e Sono la bella creatura[…], che esce nell’anno della pandemia influenzale, pagandone il prezzo in termini di incassi e attenzione ricevuta.
Tanto vale tagliare la testa al toro, il difetto macroscopico sta nell’essere un prodotto, a tratti, visivamente godibile ma che lascia poco o nulla all’uscita dalla sala.
Fiaba di punta dei Grimm, qua ribattezzata invertendo l’ordine dei fattori in un goffo slancio pseudo-femminista che è in sostanza il carburante da cui la pellicola vorrebbe attingere. Non basta la bella e androgina Sophia Lillis, non basta la superlativa caratterista Alice Krige, che qui da vita ad una delle streghe cinematografiche più convincenti di sempre. La fotografia mette in risalto un piacevole caleidoscopio autunnale ma risulta troppo patinata, così come il resto, difficile così scorgere quelle pennellate espressioniste di cui si vocifera. Tornando al nucleo caldo, ovvero il messaggio antipatriarcale, questo non risulta incisivo, anzi, fa di peggio: in linea con un certo femminismo da talk show (e prima ancora le sparute frange estremiste), scambia cavoli per patate, l’uguaglianza per i rapporti di potere, in una visione allucinata che replica gli stessi meccanismi patriarcali, al rovescio. In questo senso, affidare il comizio alla cannibale protagonista è alquanto ingenuo, ma sono i contenuti ad essere travisati, usati con superficialità per darsi un tono.
Tra simbologie di dubbio valore, tatuaggi professionali, trapunte Ikea e un simpatico animale domestico, il film è zeppo di anacronismi che colpiscono come un pugno in un occhio più che suggerire una dimensione magica. Il regista poi dovrebbe spiegare perché nei pressi delle foreste tedesche del 1600 si aggirino personaggi potenziali omonimi di un barista londinese. Inutili le velleità europeggianti se poi si scivola così, all’americana.
Un Perkins fiacco, alla terza prova ciurla nel manico, pur dimostrando di avere sempre la stoffa e un buon occhio, la quarta sarà probabilmente quella che indicherà la direzione di un autore apparentemente onesto, che può ancora fare bene.
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