Trama
Quella che doveva essere una manifestazione pacifica alla convention del partito democratico statunitense del 1968 si trasforma in una serie di scontri violenti con la polizia e la Guardia nazionale. Gli organizzatori delle proteste, tra cui Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale, vengono accusati di cospirazione e incitamento alla sommossa in uno dei processi più noti della storia americana.
Approfondimento
IL PROCESSO AI CHICAGO 7: UNA MANIFESTAZIONE DEGENERATA IN ALTRO
Diretto e sceneggiato da Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7 si basa su eventi realmente accaduti e racconta le conseguenze a cui è andata incontro una manifestazione, nelle intenzioni pacifiche, durante il congresso nazionale democratico del 1968, anno in cui gli Stati Uniti sono in subbuglio, Martin Luther King è stato assassinato a Memphise Robert F. Kennedy a Los Angeles, le guerra in Vietnam è al suo apice e costa la vita a circa mille soldati al mese mentre il bilancio complessivo parla di oltre 30 mila vittima solo americane. Nel mese di agosto, decine di manifestanti si riuniscono per protestare fuori dal Congresso democratico a Chicago. L'intervento delle forze dell'ordine con gas lacrimogeni trasforma la protesta in qualcos'altro e l'anno successivo, otto attivisti - gli studenti Tom Hayden e Rennie Davis, gli hippy Abbie Hoffman e Jerry Rubin, gli organizzatori del MOBE David Dellinger, John Froines e Lee Weiner, e il presidente dei Black Panther Bobby Seale - vengono processati per cospirazione e istigazione alla rivolta. William Kunstler, noto avvocato per i diritti civili, lavora per difendere il gruppo dalle accuse mosse dalla nuova amministrazione repubblicana che mira a soffocare e mettere a tacere il movimento. Il mondo intero guarda gli imputati affrontare un giudice ingiusto durante uno dei processi più bizzarri e importanti della storia moderna americana, quello che i mass media chiamano "il processo ai Chicago 7".
Con la direzione della fotografia di Phedon Papamichael, le scenografie di Shane Valentino, i costumi di Susan Lyall e le musiche di Daniel Pemberton, Il processo ai Chicago 7 nasce da un progetto che aveva in mente Steven Spielberg, come ricorda lo stesso Sorkin: "A metà Duemila, Spielberg mi ha contattato per discutere di un progetto che aveva in mente. Voleva che scrivessi una storia intorno a una cospirazione che nel 1969 ebbe luogo a Los Angeles. Non ne sapevo molto. Appena in macchina, chiamai mio padre e chiesi a lui informazioni, scoprendo una realtà inaspettata. Ho cominciato allora a fare le mie ricerche personali. Sono partito dagli atti processuali, ho letto un bel po' di libri sulla rivolta e sul processo e ho incontrato un testimone diretto degli eventi, Tom Hayden (morto purtroppo nel 2016, prima che il film vedesse la luce). Alla fine, avevo raccolto poche informazioni e avevo bisogno dell'aiuto di qualcuno più esperto di me. Ho contattato di conseguenza il regista Paul Greengrass, che mi ha invitato a Londra per discutere della sceneggiatura".
"Da allora, ho lavorato per due anni alla sceneggiatura di Il processo ai Chicago 7", ha aggiunto il regista. "Per la prima volta, mi cimentavo con una storia su commissione in cui dovevo parlare di eventi realmente accaduti. Ho scelto, su consiglio di Greengrass, di concentrarmi sul personaggio di Tom e sulle dinamiche del suo rapporto con Abbie Hoffman: fratelli separati alla nascita, non si capivano ma perseguivano lo stesso scopo. Una volta ultimata la sceneggiatura, il progetto si è arenato fino a quando Spielberg, all'indomani delle elezioni del 2016 con tutto il caos politico che hanno generato, mi ha proposto di curare io stesso la regia. Ho accettato con in mente un solo obiettivo: il mio film, lungi dall'essere un documentario, sarebbe stato come un quadro o una fotografia degli eventi. Si sarebbe concentrato sulla discriminazione razziale, sulle ingiustizie sociali e sul modo in cui il nostro governo ha trattato le proteste contro. Pur avvenendo 50 anni fa, i fatti di Chicago hanno eco ancora oggi e le questioni in ballo risuonano ancora nel movimento Black Lives Matter e nelle proteste contro la brutalità della polizia di oggi".
Il cast
A dirigere Il processo ai Chicago 7 è Aaron Sorkin, acclamato sceneggiatore statunitense alla sua prima esperienza da regista. Dopo l'università, Sorkin ha cominciato a lavorare come attore prima di capire che la sua vera passione era la scrittura. Muovendosi dapprima nel mondo delle rappresentazioni teatrali, ha… Vedi tutto
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (9) vedi tutti
Il Vietnam era solo parte della "politica mondiale americana...sintomo della malattia della nostra società...un paese pericoloso, nevrotico che possiede un potere mortale" (cit. Jerry Rubin, fondatore di YIPPIES). “Il malinteso stava nel credere...che il rock, potesse cambiare il mondo" (cit. Matteo Guarnaccia)
leggi la recensione completa di robotpbAccattivante la locandina e il trailer. Il film è bello ma statico.
commento di GabryLedUna guerriglia, un processo, i veleni della stagione americana degli anni della guerra in Vietnam.
leggi la recensione completa di siro17Questi film sembrano fatti apposta per me, su misura. Lo sto consigliando un po' a tutti.
leggi la recensione completa di tobanisLa rievocazione forse un po' troppo teatrale ma comunque assai efficace del processo contro esponenti di gruppi pacifisti nel '68 da parte di un regime, quello degli Stati Uniti, che è stato in guerra per 227 anni su 244 della sua storia.
commento di bombo1Dopo il mediocre Molly’s Game, Aaron Sorkin firma – sotto l’egida di Netflix – un legal movie avvincente, il cui vero protagonista è Frank Langella, nei panni del giudice odioso e ultraconservatore, a cui tennero testa i leader del movimento di allora: gente come Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale.
leggi la recensione completa di barabbovichqual
leggi la recensione completa di ConteOliver63Rievocazione storica di un evento ignoto ai più, il film rimanda ai procedural degli anni 60/'70' (Lumet, Mulligan, Pakula). Sceneggiatura perfetta, interpreti straordinari, manca forse l'aria del tempo, ma a Sorkin interessa l'aria del nostro tempo: potere e corruzione, ingiustizia sociale, razzismo.
commento di Marcello del Camponon possiamo chiedere a Sorkin di essere anche un regista innovativo o stravagante. la sua arte è scrivere. i suoi 2 film sono diretti diligentemente e non molto di più. però alla fin fine, in film politici come questo, forse quel che solo conta è il risultato, ovvero raggiungere il maggiore numero di spettatori possibili, non critci e/o cinefili.
commento di giovenosta