Regia di Aaron Sorkin vedi scheda film
Questi film sembrano fatti apposta per me, su misura. Lo sto consigliando un po' a tutti.
Il mio punto debole sono certamente i film di impegno civile. Nel senso che se poi sono bei film, mi scatta il votone, non ne posso fare a meno, tipo qua che darò 9. Pare strano, perché già dal titolo si parte male, che vuol dire ai “Chicago 7”? Caso mai, ai “Sette di Chicago”? Ma così venne tradotta la locuzione in inglese, i Chicago Seven, orrenda già in originale, ok. Si spiega meglio il tutto dicendo che siamo in mezzo alle proteste per la guerra del Vietnam, una delle pagine più orride degli USA, che in quanto a porcherie di Stato, non sono secondi a nessuno, ricordiamo il razzismo legale e legalizzato fino all’altro ieri. Vabbè, per farla corta, c’è un congresso di partito, fuori si radunano giovani e non giovani, di ogni tipo, per protestare contro la guerra in Vietnam, la polizia fa in modo che ci siano scontri, alla fine scoppia un casino. A bocce ferme, lo Stato decide di “dare una lezione” e porta a processo sette persone (ma così, un po’ alla cazzo, quelli che stavano antipatici a qualcuno): si rivelerà un terribile boomerang.
Il film è un film di processo, fatto come gli statunitensi sanno fare, al loro meglio. Tutto è ricostruito bene, perché alla fine la cosa più angosciante è che è tutto vero, per quanto ovviamente un po’ romanzato. Filmone, con cast e scrittura ad alti livelli, parlo proprio sia del casting, geniale, sia delle recitazioni, notevoli. Un indispensabile spaccato USA per quei pochi rimasti che ritengono quel Paese come quello di riferimento, civilmente: per loro, un bello sberlone.
Il film doveva uscire nell’autunno 2020, e dunque, buonanotte. Lo comperò Netflix, che lo fece passare brevemente in sala e ora è là che aspetta sulla piattaforma. Imperdibile, sia chiaro. Che poi non è piaciuto solo a me: candidato all’Oscar per migliore film, più altre 5 nomination. Ha vinto il Golden Globe per la sceneggiatura.
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