Regia di Aaron Sorkin vedi scheda film
Quando nel 1968 la convention del partito democratico statunitense si trasforma in una serie di scontri violenti, ad essere portati davanti alla Corte degli Stati Uniti d’America sono sette uomini, organizzatori della manifestazione, che vengono accusati di cospirazione e incitamento alla violenza.
Il racconto di Aaron Sorkin inizia lento e prolisso, con termini giuridici e situazioni politiche che portano lo spettatore ad estranianti pensieri ma, ad un certo punto, prende una piega che lo lascia scorrere nel verso e nel modo giusto.
Ambientato quasi totalmente all’interno dell’aula di un tribunale, attraverso l’utilizzo di flashback che ci raccontano i fatti accaduti che poi è ciò di cui gli accusati vengono giudicati, il film è un crescendo di situazioni che coinvolgono sempre più.
Uno dei casi più controversi della storia americana, si avvale delle interpretazioni di un cast di comprimari, Sacha Baron Cohen, Eddie Redmayne, Seth Rogen, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton e Mark Rylance tra gli altri, che consentono di dare un volto, quasi amichevole, ai protagonisti della pellicola, creando l’empatia necessaria per il coinvolgimento dello spettatore, facendoci intuire fin da subito, da che parte bisogna stare.
Sorkin diventa narratore onnipresente, racconta i fatti cercando di essere il più meticoloso possibile. Arricchisce la visione con inquadrature sceniche, ravvicinate, al rallentatore, le stoppa nei punti giusti creando una pellicola mai monotona e capace di mostrarci uno scorcio di storia senza annoiare quasi mai.
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